"Tutti gli errori umani sono impazienza, interruzione precipitosa di ciò che è
metodico, apparente recinzione intorno all'apparente.
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Da un certo punto in poi non c'è più ritorno. È questo il punto da raggiungere.
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Tu sei il compito. Nessuno scolaro è visibile, a perdita d'occhio.
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I nascondigli sono innumerevoli, la salvezza una sola, ma le possibilità di
salvezza sono tante quante i nascondigli.
C'è una meta, ma non una via; ciò che chiamiamo via è un indugiare.
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Non miro all'autocontrollo. Autocontrollo significa voler agire su un punto
qualsiasi delle infinite irradiazioni della mia esistenza spirituale. Ma se devo
tracciare intorno a me cerchi del genere, allora preferisco farlo con
l'inattività, con la semplice meraviglia di fronte al complesso immane, e
portarmi a casa solo il corroboramento che quella vista, e contrario,
produce.
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La via è infinita, nulla c'è da togliervi, nulla da aggiungervi, eppure ognuno
vuole metterci anche il suo metro infantile.
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È ridicolo come ti sei bardato per questo mondo.
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Nella lotta fra te stesso e il mondo, asseconda il mondo.
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Con una luce fortissima si può dissolvere il mondo. Dinanzi ad occhi deboli esso
si consolida, dinanzi a occhi ancora più deboli gli crescono i pugni, dinanzi a
occhi più deboli ancora diventa pudico e annienta colui che osa guardarlo.
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In teoria esiste una perfetta possibilità di felicità: credere
nell'indistruttibile in sé e non aspirare ad esso.
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Questa sensazione: «Qui non mi ancorerò» - e subito sentire attorno a te la
marea montante, che ti porta via.
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Lo spirito diventa libero solo quando cessa di essere un appiglio.
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Non è necessario che tu esca di casa. Resta al tuo tavolo e ascolta. Non
ascoltare neppure, aspetta e basta. Non aspettare neppure, sta' in completo
silenzio e solitudine. Il mondo ti si offrirà per esser smascherato, non può
farne a meno, in estasi ti si torcerà dinanzi".