"L'eccellenza non risiede nella bontà o nella giustizia" (dal Zhuang-zi)
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"L'eccellenza non risiede nella bontà o nella giustizia" (dal Zhuang-zi)


Giovedì abbiamo continuato a leggere qualche brano tratto dallo classico taoista Zhuang-zi:

"Dalle Tre Dinastie fino ai nostri giorni, la natura dell'uomo è incessantemente modificata da qualcosa di esteriore a se stessa. Così l'uomo volgare si sacrifica per il denaro, il letterato per la sua grande reputazione, il nobile per la gloria della sua famiglia, il Santo sacrifica se stesso per il mondo; e così tutti gli uomini le cui occupazioni e titoli sono differenti, sono simili nel ferire la propria natura e nel sacrificarsi per cose vane.
[...] Tutti gli uomini si sacrificano per qualcosa di esteriore a loro stessi: uno per la bontà e la giustizia, e viene chiamato gentiluomo; un altro per la fortuna e viene detto volgare. [...] Perché allora si stabilisce una distinzione fra il gentiluomo e l'uomo volgare?
[...] L'eccellenza non risiede nella bontà o nella giustizia, ma nelle qualità intrinseche di ciascuno di noi. Eccellente è chi conta soltanto sulla propria natura originaria e sulle proprie disposizioni innate. [...]
Lungi dal poter meritare Tao e virtù, io non oso tuttavia praticare gli atti di bontà e di giustizia che mi distinguono né peccare con gesti fuori misura e mostruosi che mi degradano.
I cavalli hanno zoccoli in grado di calcare il gelo e la neve; hanno un pelo che li protegge dal vento e dal freddo. Brucano l'erba, bevono l'acqua, alzano le zampe e saltano. Questa è la vera natura dei cavalli. Non sanno che farsene di maneggi o scuderie grandiose.
Un giorno apparve Bo-le e disse: «Conosco il modo di allevare i cavalli». Bruciò e attorciglio il loro pelo, limò e marchiò i loro zoccoli; li imbrigliò e li impastoiò, poi li legò in una scuderia dopo aver sparso sul pavimento lettiere di rami. Due o tre cavalli su dieci morirono. Fece loro soffrire la fame e la sete; li fece andare al trotto e al galoppo; li mise in fila e li disciplinò; torturò la loro bocca con il morso, e con la frusta li sferzò sulla groppa. Più della metà dei cavalli perirono.
[...]
A quell'epoca regnava la virtù perfetta, gli uomini camminavano pacificamente. I loro sguardi erano retti. [...]
Fu allora che apparvero i Santi. Si sforzarono per praticare la bontà e aspirarono alla giustizia e così il dubbio apparve sotto il cielo. [...]
Chi oserà scegliere la bontà e la giustizia, se non screditando il Tao e la virtù? [...] Rovinare il Tao e la virtù e sostituirli con la bontà e la giustizia, ecco il crimine del Santo.
Nella pianura i cavalli pascolano e si abbeverano: quando sono contenti si sfregano il collo l'un l'altro; quando sono nervosi si voltano e si sferrano calci. Altro non sanno fare.
Quando li ebbero soggiogati con un pezzo di legno e frenati con un frontale a mezza luna, i cavalli cominciarono ad assumere un che di infido e di losco. Allora impararono a schivare il giogo, a rompere le redini, a respingere il morso dai denti; allora uscirono da loro sogni. Così, i cavalli divennero astuti e cattivi. [...]
Nel tempo in cui regnava il sovrano He-xu, gli uomini stavano nelle loro case senza sapere quello che facevano. fuori, andavano senza sapere dove andavano. Quando si cibavano, erano contenti, poi, tamburellandosi la pancia piena, andavano a passeggio. [...]
Vennero i Santi, e dapprima piegarono e fiaccarono gli uomini con i riti e con la musica, per rendere corrette le loro abitudini, poi esaltarono la bontà e la giustizia per pacificare tutti i cuori sotto il cielo. Allora il popolo fu spinto alla passione del sapere e lottò per gli interessi materiali, senza che poi si potesse mettere un termine a questi mali: questo fu il crimine dei Santi" (dai capp. VIII-IX).

Abbiamo iniziato con la consapevolezza del respiro.
Poi la camminata.
La consapevolezza da in piedi, fermi.
In ultimo: zazen.

Al termine della lezione ci si è soffermati per qualche minuto sul paradosso della pratica, intesa come, da un lato, disciplina del particolare, e dall'altro, libertà da qualsiasi disciplina.

A conclusione della lezione del lunedì, abbiamo continuato a leggere brani tratti dal primo volume dei Saggi sul Buddhismo Zen di Daisetz Teitaro Suzuki (clicca qui).