"Le regole per prendersi cura della propria vita" (Dal Zhuang-zi)
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

home

presentazione

meditare

le lezioni

buddhismo

zen

tantra

gli esercizi

testi

poesie

bibliografia

insegnante

dizionario zen

stampa

cerca nel sito

email

seminari

newsletter


 

 


"Le regole per prendersi cura della propria vita" (Dal Zhuang-zi)


Giovedì abbiamo continuato a leggere qualche brano tratto dallo classico taoista Zhuang-zi:

"«Ecco le regole per prendersi cura della propria vita» disse Lao-zi. «Riuscite ad abbracciare l'unità? a non perderla mai? [...] a fermarvi in tempo? a ritrarvi quando è necessario? [...] a conservare libero il vostro spirito? a restare semplice? a tornare allo stato della prima infanzia? Il neonato vagisce tutto il giorno senza diventare rauco, così perfetta è l'armonia della sua costituzione. Per tutto il giorno stringe le mani senza fare sforzi, perché partecipa dell'energia primigenia. [...] Cammina senza sapere dove va e se ne sta tranquillo senza sapere quello che fa. Si piega a tutte le cose e ne segue le fluttuazioni. Ecco le regole per prendersi cura della propria vita».
«La pratica di queste regole è la virtù dell'uomo perfetto?» chiese Nan-rong Chu.
«Certamente no» rispose Lao-zi. «La pratica delle regole rappresenta solo il disgelo durante il quale l'uomo si sbarazza dei suoi pregiudizi. L'uomo perfetto divide con gli altri il cibo della terra; divide con gli altri la gioia del cielo, ma non si lascia turbare dagli uomini né dalle cose e da ciò che contengono di utile o di nocivo. Egli non prende parte alle loro bizzarrie; non si immischia in alcun progetto umano [...]. Va liberamente e torna in assoluta semplicità. [...]».
«Quello che avete appena detto rappresenta dunque la perfezione suprema?» chiese Nan-rong Chu.
«Non ancora» proseguì Lao-zi. «Ho detto: riuscite a tornare bambino? Egli si muove senza sapere quello che fa e cammina senza sapere dove va. Che il vostro corpo sia simile a un ramo di albero secco! Che il vostro spirito sia simile alla cenere spenta! Così non sarete visitato né dall'infelicità né dalla felicità [...]».
[...]
Adattatevi agli esseri nel vostro comportamento esteriore, abbiate uno spirito non prevenuto; vegliate sulla vostra interiorità e così penetrerete gli altri. [...]
Colui che non agisce secondo la propria sincerità interiore agisce sempre a sproposito. Le sue azioni non si imprimono nella sua anima, perché ciascuna di esse rappresenta una sconfitta interiore. [...]
Coloro che mirano alla propria perfezione interiore agiscono senza lasciare nome; [...] coloro che mirano alla ricompensa sono solo dei mercanti. [...]
Il Tao circola e produce la differenziazione: la nascita e la distruzione. [...] Quiete è considerare ciò che ha una forma alla stregua di ciò che è senza forma. [...]
La porta del cielo è il non-essere da dove sorgono tutti gli esseri del mondo. L'essere, infatti, non può trarre il suo essere dall'essere; nasce necessariamente dal non-essere. Il non-essere è di per se stesso, lì risiede il tesoro del Santo" (dal cap. XXIII).

Abbiamo iniziato con la consapevolezza del respiro.
Poi la camminata.
In ultimo la consapevolezza delle parti del corpo che poggiano: le palpebre chiuse, le labbra chiuse, i denti chiusi, la punta della lingua che tocca il palato duro, le mani appoggiate sulle gambe, il sedere che poggia a terra, le parti inferiori delle gambe e le parti esterne dei piedi che toccano a terra.

A conclusione della lezione del lunedì, abbiamo continuato a leggere brani tratti dal primo volume dei Saggi sul Buddhismo Zen di Daisetz Teitaro Suzuki (clicca qui).