"L'uomo perfetto è senza io" (dal Zhuang-zi)
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

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"L'uomo perfetto è senza io" (dal Zhuang-zi)


Giovedì abbiamo cominciato a leggere qualche brano tratto dallo Zhuang-zi, uno dei testi classici del Taoismo:

"«L'uomo perfetto è senza io, l'uomo ispirato è senza opera, l'uomo santo non lascia nome». [...]
La grande intelligenza abbraccia, la piccola discrimina [...].
Come ha potuto il Tao oscurarsi al punto che vi debba essere distinzione tra il vero e il falso? Come ha potuto la parola offuscarsi al punto che vi debba essere distinzione tra l'affermazione e la negazione? [...] Il Tao è offuscato dalla parzialità. La parola è offuscata dall'eloquenza. [...]
Che l'altro e se stesso cessino di opporsi, questo è il perno del Tao. [...]
È camminando che si traccia la via; è nominandole che le cose sono. [...] Ogni cosa ha la sua verità; ogni cosa ha la sua possibilità. [...]
È così che lo stelo sottile e il grosso pilastro, la brutta donna o la bellissima Xi-shi, il grande e lo straordinario, l'astuzia e la mostruosità, si riassorbono tutti nell'unità del Tao. [...]
La comprensione conduce all'unità [...].
Compiere senza sapere perché, ecco il Tao" (dal Zhuang-zi, capp. I-II).

La distinzione, il dualismo è allontanamento dall'unità originaria; il pensiero discriminante è l'uscita dal pensiero contemplante. La parzialità è il tradimento della visione universale e di una obiettività equilibrata e serena. Gli artifizi di una raffinata dialettica menano a un atteggiamento di contrasto, di opposizione.
Il Tao è la fine di questo approccio. In esso ogni elemento ha il suo senso: tutto deriva, tutto è condotto e tutto si muove nel Tao. Conoscenza è realizzazione interiore di questa unità. È un atto di semplicità e di naturalezza, non uno stratagemma, un espediente elaborato. Non è qualcosa di pensato, di architettato: è un realizzare senza motivo, è un agire senza ricerca di un fine. Si dà, si compie nella sua spontaneità, nella sua immediatezza, senza volontà di compiersi, senza scelta.

Abbiamo iniziato con la consapevolezza del respiro.
Poi la camminata.
Successivamente la consapevolezza in piedi, fermi.
In ultimo: zazen.

A conclusione della lezione del lunedì abbiamo continuato a leggere dal Sutra del Sesto Patriarca (clicca qui).

 

 


 

 


 

 

 

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"L'uomo perfetto è senza io" (dal Zhuang-zi)


Giovedì abbiamo cominciato a leggere qualche brano tratto dallo Zhuang-zi, uno dei testi classici del Taoismo:

"«L'uomo perfetto è senza io, l'uomo ispirato è senza opera, l'uomo santo non lascia nome». [...]
La grande intelligenza abbraccia, la piccola discrimina [...].
Come ha potuto il Tao oscurarsi al punto che vi debba essere distinzione tra il vero e il falso? Come ha potuto la parola offuscarsi al punto che vi debba essere distinzione tra l'affermazione e la negazione? [...] Il Tao è offuscato dalla parzialità. La parola è offuscata dall'eloquenza. [...]
Che l'altro e se stesso cessino di opporsi, questo è il perno del Tao. [...]
È camminando che si traccia la via; è nominandole che le cose sono. [...] Ogni cosa ha la sua verità; ogni cosa ha la sua possibilità. [...]
È così che lo stelo sottile e il grosso pilastro, la brutta donna o la bellissima Xi-shi, il grande e lo straordinario, l'astuzia e la mostruosità, si riassorbono tutti nell'unità del Tao. [...]
La comprensione conduce all'unità [...].
Compiere senza sapere perché, ecco il Tao" (dal Zhuang-zi, capp. I-II).

La distinzione, il dualismo è allontanamento dall'unità originaria; il pensiero discriminante è l'uscita dal pensiero contemplante. La parzialità è il tradimento della visione universale e di una obiettività equilibrata e serena. Gli artifizi di una raffinata dialettica menano a un atteggiamento di contrasto, di opposizione.
Il Tao è la fine di questo approccio. In esso ogni elemento ha il suo senso: tutto deriva, tutto è condotto e tutto si muove nel Tao. Conoscenza è realizzazione interiore di questa unità. È un atto di semplicità e di naturalezza, non uno stratagemma, un espediente elaborato. Non è qualcosa di pensato, di architettato: è un realizzare senza motivo, è un agire senza ricerca di un fine. Si dà, si compie nella sua spontaneità, nella sua immediatezza, senza volontà di compiersi, senza scelta.

Abbiamo iniziato con la consapevolezza del respiro.
Poi la camminata.
Successivamente la consapevolezza in piedi, fermi.
In ultimo: zazen.

A conclusione della lezione del lunedì abbiamo continuato a leggere dal Sutra del Sesto Patriarca (clicca qui).