L'attenzione non è altro che la ricettività portata all'estremo, diretta verso
un determinato campo della percezione o del pensiero, ovvero diretta verso il
mondo esterno o verso il mondo proprio, in modo riflessivo.
[...]
Uno degli indizi più sicuri per conoscere una persona è dato dalla direzione che
la sua attenzione segue quando è abbandonato a se stesso.
[...] L'attenzione è un campo della chiarezza, dell'illuminazione. [...] Il
campo di questa chiarezza è prodotto dall'interesse che la persona sente per uno
o per un altro aspetto dell'inesauribile, immenso, illimitato campo della
realtà, chiamando la realtà alla piena presenza, anche se si tratta di
un'immagine o di un pensiero. L'attenzione è come la luce che si distacca da
un'intima combustione. La vita è, innanzitutto e dalla sua origine sino alla
fine, una combustione incessante, tanto fisica come psichica, come dello stesso
pensiero. Almeno nell'essere umano, questa combustione si trasforma in
chiarezza, in luminosità.
[...] Si tratta prima di tutto di togliere e non di aggiungere.
Si dirige l'attenzione verso un campo della realtà per captarla, per ottenere da
essa il massimo della sua manifestazione. La prima azione sarà allora una specie
di inibizione, paradossalmente, una ritirata del soggetto stesso così da
permettere alla realtà, proprio lei, di manifestarsi. In questo momento
l'attenzione deve fare una specie di pulizia della mente e dell'animo. Deve
vedersela con l'immaginazione e con il sapere. Deve portare la concentrazione
del soggetto fino al limite dell'ignoranza, per non dire dell'innocenza.
[...] L'attenzione dev'essere come un cristallo che, quando è perfettamente
pulito, cessa di essere visibile per lasciar passare in trasparenza ciò che sta
dall'altra parte. Se quando diamo intensamente attenzione a qualcosa lo facciamo
proiettando su di esso le nostre conoscenze, i nostri giudizi, le nostre
immagini, si formerà una specie di spessa coltre che non permetterà a questa
realtà di manifestarsi. Ciò porta a una connessione con il fatto che alcune
importantissime scoperte sono arrivate alla mente dello scopritore quando era
distratto, perché in quel momento la sua mente era libera. È altrettanto certo
che questi casi sono accaduti a coloro che venivano da un assai lungo e profondo
cercare, ricercare [...].
L'esercizio dell'attenzione è la base di ogni attività, è in certo modo la
stessa vita che si manifesta. Non prestare attenzione equivale a non vivere. Si
tratta però di un esercizio complesso, di un'educazione intera, dell'educazione
di tutto l'organismo e dell'essere umano e non soltanto della mente né dei suoi
sensi. A dire il vero, di tutto ciò si continua a sapere di più nelle culture
dell'Oriente che in quelle dell'Occidente. Infatti, la realizzazione di certe
prodezze umane, dell'essere umano autonomo, senza l'aiuto della tecnica
meccanica, è cosa consueta per gli orientali mentre per noi occidentali si
tratta di incomprensibili prodigi. In fondo non si tratta di nient'altro che
dell'attenzione, di un'attenzione educata che esige a sua volta la conoscenza e
l'uso delle energie sottostanti e dei poteri dell'essere umano che, per questi
aspetti, assomiglia a un continente sconosciuto.