"Un miracolo, basta guardarsi intorno" (Wislawa Szymborska)
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

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"Ode allo sconforto" (Jan Twardowski)

"Un miracolo, basta guardarsi intorno:

il mondo onnipresente" (Wislawa Szymborska).


 

Sì, è proprio così.

Tranne quando sei immerso nel dolore. Nel dolore della tristezza, dell'angoscia, della delusione. Allora lì, in quel luogo del tuo animo, sentir parlare di miracolo del mondo può risultare tanto offensivo: non ti senti riconosciuto, capito, ti senti tanto estraneo al resto dell'umanità. Lì, in quel luogo, non appaiono ancore di salvezza, non ci sono carezze di mani, sguardi amorevoli.

C'è solo lo sconforto. Ci sei solo tu che ci sei dentro, affondato. Sconforto: è proprio una parola che dà il senso di dove sei, ovvero nulla ti reca più conforto in questo momento. E quando nulla ti reca più conforto è veramente una situazione terribile, ti appare come un labirinto dove non esista nessuna uscita.

Ma non devi essere felice quando sei infelice, non devi essere gioioso quando stai come un cane. Stai semplicemente in quello che c'è, e magari puoi mantenere anche lì la tua dignità, quella dignità che è facile perdere in certi atteggiamenti scriteriati provocati dalla disperazione. Ti coccoli in quel tuo sentire, c'è una certa forma di bellezza in questo anche quando quel sentire si presenta con una spartitura di note nere. Forse qualche libro potrà venire in soccorso:


 

"Senza quei libri

non so proprio

cosa sarei

diventato:

squinternato;

parricida;

idiota;

disperato" (Charles Bukowski).


 

Forse non avrai la forza nemmeno della lettura. E allora stai lì. E basta. Non è un fallimento: è semplicemente che adesso è così: “La sofferenza non è un fallimento, così come la felicità non è un successo. Se stai soffrendo, non c'è nulla di sbagliato in te. Così come, se sei felice, non è perché c'è qualcosa di giusto in te. […]

Quando il soffrire è visto come fallimento, allora è una doppia porzione di sofferenza […]. Non so come la vedi tu, ma non c'è niente di più miserevole sulla terra che cercare di essere felice tutto il tempo. […] È più facile sentire tutto quel che c'è!” (Benjamin Smythe).

Sii più vero di un Buddha: la vita è più vasta, potente e dinamica di un costante sorrisino da beota in faccia.


 

Ode allo sconforto


 

Povero sconforto
mostro onesto
t’infastidiscono terribilmente
i moralisti ti fanno lo sgambetto
gli asceti ti prendono a calci
i santi ti fuggono come la peste
i medici prescrivono bustine per farti andar via
ti chiamano peccato
eppure senza di te
sarei sempre sorridente come un maialino nella pioggia
cadrei in un’estasi bovina
disumana
terribile come un’arte senz’uomo
immaturo davanti alla morte
sola accanto a me.

 

Jan Twardowski