"C'è solo il respirare / c'è solo il camminare" (Thich Nhat Hanh)
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

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"C'è solo il respirare / c'è solo il camminare" (Thich Nhat Hanh)


Abbiamo letto un paio di brani tratti dal testo di Paolo Subioli, Zen in the city. Il primo è una poesia di Thich Nhat Hanh:

"Lascia che il Buddha respiri
lascia che il Buddha cammini
io non devo respirare
io non devo camminare
il Buddha sta respirando
il Buddha sta camminando
mi godo il respiro
mi godo il camminare
Buddha è il respiro
Buddha è il camminare
c'è solo il respirare
c'è solo il camminare
non c'è chi respira
non c'è chi cammina
pace mentre sto camminando
la pace è il respirare
e la felicità è il camminare" (pp. 27-28).

Il secondo brano è della maestra zen Diane Eshin Rizzetto:

"Siedo al computer chiedendomi come affrontare il tema del dire la verità. Comincio e mi fermo, cercando di trovare le parole giuste per descrivere la parola veritiera. Mancano due giorni all'inizio dell'estate e la finestra del mio studio è spalancata. Sposto l'attenzione dai miei pensieri su verità e menzogna ai suoni dell'ambiente circostante. Mi fermo e ascolto. Al piano di sotto, in cucina, l'acqua scorre dal rubinetto, mentre mio marito si prepara il tè del mattino. Un gallo canta in lontananza: «Chicchirichì!». Una vicina di casa chiama il suo gatto: «Vieni micio, micio...». Ed eccola qua, la parola sincera. Vi ho detto, al meglio della mia percezione, come stanno le cose. Sembra una cosa elementare. Dire la verità è semplicemente dire le cose come stanno, in questo momento.
Provateci voi. Mettete da parte il libro per un attimo. Fate qualche respiro profondo, rilassatevi e restate in ascolto. Aprite le orecchie a quello che avviene attorno a voi e nel vostro corpo. Ora dite ad alta voce cosa udite. Facile, vero? Provate con gli altri sensi. Dite cosa vedete mentre guardate fuori dalla finestra, mentre sfiorate con le dita la copertina di questo libro, mentre assaporate l'acqua che avete in bocca. Tutto qui. È semplicistico, dite? Solo secondo i gusti del nostro pensiero complicato" (pp. 48-49).