"L'insipiente e l'illuminato vanno per la stessa via" (Daisetz Teitaro Suzuki)
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"L'insipiente e l'illuminato vanno per la stessa via" (Daisetz Teitaro Suzuki)


Continuiamo a leggere qualche brano dai Saggi sul Buddhismo Zen di D.T. Suzuki:

"Come Bodhidharma, Hui-k'e non ci ha lasciato nessuno scritto [...]. I seguenti estratti, che ci si sono conservati, possono tuttavia gettar luce sugli insegnamenti di Hui-k'e. Un discepolo laico, chiamato Hsiang, gli scrisse: «L'ombra segue il corpo e l'eco nasce dal suono. Chi affatica il corpo inseguendo l'ombra non sa che è il corpo a produrre l'ombra; e chi cerca di soffocare un'eco alzando la voce non sa che la causa dell'eco è la voce. [Del pari] chi cerca il nirvana stroncando i desideri e le passioni può essere paragonato a chi insegue un'ombra ritenendola distinta dal corpo che la proietta; e chi aspira a divenire un Buddha credendo che lo stato di Buddha sia indipendente dalla natura degli esseri senzienti può venire paragonato a chi cerca di cogliere un'eco soffocando il suono che lo origina. Pertanto l'insipiente e l'illuminato vanno per la stessa via; l'uomo volgare e il saggio non debbono venire contrapposti l'uno all'altro. Dove non vi sono nomi, noi creiamo dei nomi e in base a tali nomi pronunciamo dei giudizi. dove non vi è niente da teorizzare, noi creiamo delle teorie ed è così che scoppiano tante dispute. Ma tutti questi sono dei fantasmi, non delle realtà [...] Tutte queste creazioni sono vuote, sono prive di sostanza [...]. Questa è la mia opinione: potete illuminarmi e dirmi se sono in errore?».
Hui-k'e rispose: «Tu hai veramente compreso il Dharma così come è; la verità più profonda sta nel principio di identità. È a causa della propria ignoranza che il gioiello viene scambiato per un sasso - ma ecco! d'un tratto ci si desta all'illuminazione e allora ci si accorge di possedere già il vero gioiello. L'ignorante e l'illuminato hanno la stessa essenza e non possono venire realmente distinti. Noi dovremmo riconoscere che tutte le cose sono così come sono. Vi è da compatire coloro che si tengono ad una concezione dualistica del mondo [...]. Quando sappiamo che non v'è da distinguere fra questo essere [letteralmente: corpo] e il Buddha, che senso ha andare alla cerca del nirvana [come qualcosa di esterno a noi]?»" (dal cap. IV, par. III).