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"Tao-hsin, avendo saputo che un uomo straordinariamente santo viveva sulle montagne di Niu-t'ou, decise di andare a conoscerlo. Giunto ad un tempio buddhista fra quei monti, Tao-hsin si informò circa la persona ed apprese che era un anacoreta il quale mai si alzava dal suo posto né salutava coloro che gli si avvicinavano. Tao-hsin continuò la sua via fra i monti e alla fine vide l'uomo, era proprio quale gli era stato descritto; stava seduto calmo e non fece alcuna attenzione all'arrivo dello straniero. Tao-hsin chiese all'eremita che cosa facesse in quel luogo. «Contemplo lo spirito», fu la risposta. Allora Tao-hsin domandò: «Chi è colui che contempla? Che è lo spirito che egli contempla?». Fa-jung non era preparato a rispondere a simili questioni. Pensando che il visitatore fosse un uomo di profondo sapere, si alzò, lo salutò e gli chiese il nome. Venuto a sapere che non era altri che Tao-hsin, la cui fama gli era già nota, lo ringraziò per essere venuto a visitarlo. Stavano per entrare in una capanna vicina per conversare sulla dottrina, quando Tao-hsin vide animali selvaggi, tigri e lupi, che erravano nei pressi, per cui alzò le braccia, come per terrore. Fa-jung osservò: «Vedo che è tuttora in voi». Il quarto patriarca replicò subito: «Che vedete ancora?». L'eremita non rispose. Dopo un poco, il patriarca segnò il carattere «Buddha» sulla pietra sulla quale Fa-jung era uso sedersi quando contemplava. Ciò vedendo, questi sembrò scandalizzato. Il patriarca disse: «Vedo che è tuttora in voi». Fa-jung non riuscì a cogliere il significato di questa osservazione e lo implorò di istruirlo nella verità suprema del buddhismo" (dal cap. IV, par. III). Contemplare lo spirito - l'affermazione
dell'eremita - è porsi in un atteggiamento di dualismo, che è separativo. È un
cercare, un uscire: nella contemplazione dello spirito c'è la separazione del
contemplatore dall'oggetto contemplato. Ancora meglio: nella contemplazione
dello spirito, c'è la creazione del contemplatore in quanto soggetto che
contempla un oggetto, anch'esso prodotto da questa contemplazione stessa, che si
pone come altro dal soggetto. Quando Tao-hsin fa questa osservazione, Fa-jung è
colto impreparato, non può rispondere. In realtà, alle domande di Tao-hsin non
c'è alcuna risposta da dare: chi è che contempla? cosa viene contemplato? Nel
momento nel quale viene a mancare la separazione, non c'è nessuno che contempli
e nulla che venga contemplato. Ma Fa-jung non è a questo livello di
comprensione: non sa rispondere, credendo che vi sia da rispondere. Non capisce
che le domande di Tao-hsin in realtà sono retoriche, sono delle affermazioni.
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