"La vita non è più divisa in oggetto e soggetto" (Daistez Teitaro Suzuki)
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

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"La vita non è più divisa in oggetto e soggetto" (Daistez Teitaro Suzuki)


Continuiamo a leggere qualche brano dai Saggi sul Buddhismo Zen di D.T. Suzuki:

"Il satori non è uno stato morboso della mente, un oggetto da psicopatologia. È uno stato della mente, normale più di qualsiasi altro. Avendo parlato di sconvolgimento mentale [si riferisce alle pagine precedenti a questo brano, in cui si è sottolineata la carica dirompente dell'accadimento del satori], si potrebbe essere indotti a considerare lo Zen come qualcosa da cui l'uomo comune deve tenersi lontano. [...] Come ha detto Nan-ch'uan (Nansen), lo Zen è «il vostro pensiero d'ogni giorno». Un monaco avendogli chiesto che cosa volesse dire «il pensiero di ogni giorno», Pao-tz'u Wen-ch'in disse:

Bevendo del tè, mangiando del riso,
Passo il tempo come viene;
Guardando giù verso il torrente, guardando su verso i monti,
Come mi sento sereno e disteso!

[...] Può essere perfino un attimo - e tutto cambia, potete avere lo Zen, sentendovi sano e normale più che mai. In pari tempo, è intervenuto qualcosa di assolutamente nuovo. Ora tutte le vostre attività mentali funzionano in un diverso registro. [...] I fiori primaverili sembrano più belli, i torrenti alpestri scorrono più freschi e più trasparenti.
[...]
Io e voi ora sorseggiamo una tazza di tè. L'atto è apparentemente lo stesso, ma chi sa che distanza vi è, soggettivamente, fra noi due? Nel vostro bere il tè può non esservi niente dello Zen, mentre il mio può esserne tutto compenetrato. La ragione è che l'uno, in tale caso, si muove entro il cerchio della logica, mentre l'altro se ne trova fuori - vale a dire, nell'uno si riaffermano le cosiddette rigide leggi della cosiddetta intellezione percettiva e il soggetto, pur agendo, è incapace di sciogliersi da questi vincoli intellettuali, mentre nell'altro il soggetto ha preso una diversa via e nel suo atto non ha più la coscienza della dualità; in lui la vita non è più divisa in oggetto e soggetto, o in agente e agito. In quel momento, per lui il bere significa il fatto totale, il mondo intero. In quel momento, per lui il bere significa il fatto totale, il mondo intero. Per cui, nello Zen si vive e si è liberi, mentre la nostra vita «ordinaria» è un servaggio. Il satori costituisce il primo passo verso la liberazione" (dal cap. 5, par. 9).