Oggetti locali (Wallace Stevens)
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

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Oggetti locali (Wallace Stevens)


Foyer è la sala d'ingresso di un teatro. Qui sembra essere la casa, in contrapposizione agli "oggetti locali", più preziosi per uno spirito senza dimora in un mondo senza dimora. Sono rivelazioni non cercate, impreviste, che hanno il carattere del 'classico' e del 'bello', e vanno a formare un foyer assoluto oltre la fantasia. Un paradiso in terra.
 


Sapeva di essere uno spirito senza foyer
E che al suo occhio gli oggetti locali diventavano
Più preziosi dei più preziosi oggetti domestici:

Gli oggetti locali di un mondo senza foyer,
Senza un passato ricordato, un passato presente,
O un futuro presente, sperato in una speranza presente.

Oggetti non presenti pacificamente
Sul lato oscuro dei cieli o quello chiaro,
In quella sfera tanto povera di oggetti suoi.

Poco esisteva per lui salvo le rade cose
Per le quali veniva sempre un nome nuovo, come
Se egli volesse produrle, trattenerle dal perire,

Le rade cose, gli oggetti dell'intuito, le integrazioni
Del sentimento, le cose che venivano di propria iniziativa,
Perché desiderava senza sapere di preciso cosa,

Che erano i momenti del classico, del bello.
Era questa la serenità che egli era sempre andato avvicinando
Come un foyer assoluto oltre il romanzo.