"La nostra esperienza originaria è appunto
la consapevolezza" (Rupert Spira)
Martedì abbiamo continuato a leggere qualche brano tratto da La presenza consapevole di Rupert
Spira:
"Ci chiediamo che cosa sperimenta il corpo-mente-mondo.
Qualunque cosa sia, lo definiamo 'io'. Ma cos'è questo 'io'? Ovviamente non è il
corpo-mente, perché a questo stadio sappiamo che il corpo-mente è ciò che viene
sperimentato, ciò che viene conosciuto, e non ciò che lo conosce. Allora, cos'è
l'io che conosce e sperimenta? Questo 'io' non può essere un oggetto, perché per
definizione l'oggetto è ciò che viene sperimentato e conosciuto. Eppure, l'io è
indubbiamente presente e consapevole, e per questo motivo è spesso definito
presenza consapevole, consapevolezza o semplicemente presenza.
A questo stadio, la consapevolezza (ciò che io sono) è sentita come un 'nulla',
un vuoto, una vacuità, perché prima di caratteristiche osservabili. Io sono
quindi la presenza trasparente priva di colorazioni. Non sono nulla di tutto ciò
che è percepibile o conoscibile. Sono presente e consapevole, ma non sono una
cosa: sono una non cosa. [...]
Io, la consapevolezza, conosco tutto ciò che appare ma non sono fatto di nulla
di ciò che appare. È una posizione ancora dualista, perché continua a esserci un
soggetto (io, la consapevolezza) e un oggetto (il corpo-mente-mondo). È per così
dire uno stadio intermedio, più vicino a una formulazione reale della natura
dell'esperienza di quanto non fosse lo stadio convenzionale in cui il
corpo-mente era sentito come il soggetto dell'esperienza e il mondo l'oggetto.
In seguito, attraverso una più attenta osservazione, anche il concetto di
testimone è visto come una limitazione sovrapposta sulla consapevolezza da una
mente che crede ancora all'esistenza separata degli oggetti. [...]
Se osserviamo direttamente e semplicemente la nostra esperienza scopriamo che
[...] non c'è nessuna distanza tra la consapevolezza (il nostro sé) e l'oggetto.
Si toccano, per così dire. [...]
Non c'è alcun punto in cui noi finiamo e il mondo inizia, non c'è nessun
confine. Possiamo quindi riformulare la nostra esperienza in modo più vicino
alla sua vera realtà, dicendo che gli oggetti non appaiono alla
consapevolezza, ma nella consapevolezza.
A questo stadio la consapevolezza è sentita come un ampio spazio in cui tutti
gli oggetti del corpo, della mente e del mondo appaiono e scompaiono. Prima
consideravamo il sé come il testimone che percepiva a distanza tutto ciò che
appare, ma ora questa distanza è svanità e tutto viene sperimentato come intimo
a noi stessi [...].
Entriamo ancora più in profondità [...]. Questa esplorazione ci porta a vedere
con chiarezza che il corpo, la mente e il mondo sono fatti di pensieri,
sensazioni e percezioni; che pensieri, sensazioni e percezioni sono fatti di
pensare, sentire e percepire; e che l'unica sostanza presente nel pensare,
sentire e percepire è la consapevolezza, il nostro sé. [...]
Il corpo, la mente e il mondo non solo appaiono nella consapevolezza, ma
sono consapevolezza; sono fatti cioè di ciò che li conosce. [...] Se
osserviamo più da vicino vediamo che la nostra esperienza originaria è appunto
la consapevolezza, e non gli oggetti" (pp. 126-128).