"Staccare la spina delle nostre pretese"
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

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"Staccare la spina delle nostre pretese"

All'inizio della lezione abbiamo letto un brano tratto dal libro di Leo Anfolsi, Bananananda:

"Bisogna anche solo per qualche attimo staccare la spina delle nostre pretese.
Se giochiamo a bocce, non ci è dato pretendere che la boccia faccia ciò che vogliamo. Se ci concentriamo in questo modo, ci viene mal di testa; se qualcuno coltiva quotidianamente questa attitudine, rischia di farsi veramente del male.
Ma con la boccia in mano accade qualcosa di magico, un amore mistico si accende fra l'anziano pensionato e la sua boccia; accarezzandola, con la scusa di pulirla, quasi senza accorgersene, l'uomo diventa una nuvola che avvolge il pianeta e lo lancia sulla pista di terra battuta fra le urla dei compagni.
In quell'istante le aspettative dei compagni di gioco vengono svuotate dal fascino di un gesto supremo. Questa è la vittoria [...]
È oramai leggenda che in Giappone sia vissuto un Maestro arciere che non colpì mai il bersaglio. Chi lo guardava era trasfigurato dall'estasi dei gesti; questo era il dono che lui faceva al pubblico, ma ancora prima era la sua vita. Tutti i Maestri che lo conoscevano lo ammiravano come il supremo arciere.
È utile avere delle pretese?".

Quindi: entrare in una dimensione nella quale si è liberi da aspettative, pretese, speranze - che sono sempre proiezioni nel futuro, che ci deviano dalla nostra presenza nel qui ed ora. Entrare in una dimensione estatica, nella quale l'atto realizzato con pura consapevolezza e in attenta quiete si trasfigura in suprema perfezione. Davanti al gesto supremo ci svuotiamo di tutto; diveniamo l'azione stessa. Non c'è più io o tu, soggetto o oggetto: solo l'evento il nostro pieno e completo aderire ad esso.

Abbiamo iniziato la pratica con la consapevolezza del respiro.
Successivamente la camminata in meditazione.
Poi, seduti, la consapevolezza sulle parti del corpo che poggiano a terra: ginocchia, piedi e le zone inferiori delle gambe che toccano. Registriamo i micromovimenti, gli spostamenti di equilibrio che si riverberano su queste parti. Il peso si sposta impercettibilmente avanti, dietro, a destra, a sinistra: con la consapevolezza percepiamo questi piccoli spostamenti del nostro baricentro.
In ultimo, zazen.

Al termine della lezione abbiamo letto un paio di brani di Charlotte Joko Beck (clicca qui).