Da Il libro del Risveglio a cura di Isabella Soragna - 3
Da Il libro del Risveglio a cura di Isabella Soragna -
3
Continuiamo a leggere qualche citazione da Il libro del Risveglio a cura
di Isabella Soragna:
"«Lei deve esaminare perché proietta. Prenda nota di
questo. Lei vuole ancora ottenere qualcosa. Questo volere nasce da una
sensazione di incompiutezza che è in lei. La mente deve entrare in uno stato di
sospensione. Soltanto un'attitudine di non-interferenza può interrompere il
meccanico processo mnemonico e tutti i condizionamenti che lo accompagnano.
Allora emerge l'originaria energia incondizionata.
Generalmente conosciamo i concetti, ma non conosciamo il silenzio. Il valore
della pratica meditativa sta nell'aiutare a familiarizzarci con il lasciare la
presa, con l'essere silenziosi. Quando la mente non interferisce più vi è
soltanto silenzio e da esso sgorga la creatività. Ma finché restiamo sotto
l'impulso della volontà, vi è soltanto ripetizione. Quando guardiamo i nostri
amici e il nostro ambiente, vediamo soltanto le nostre proiezioni, le nostre
sovrapposizioni, ma non vediamo il mondo come esso è. Perciò il primo passo è
renderci conto che in realtà non vediamo, che proiettiamo sulle cose le nostre
paure e le nostre speranze. Per vedere questo dovete essere calmi» (Jean Klein).
[...]
«La vostra esigenza di liberarvi dal conosciuto è il fattore che crea il
problema. Finché immagino "come dovrei essere", continuerò ad essere quello
che sono ora» (U.G. Krishnamurti).
[...]
«Quale che sia la situazione, se è accettata è piacevole; se no, è dolorosa. Non
importa che cosa la rende accettabile: la causa può essere fisica, psicologica o
di altra natura; ciò che conta e l'accettazione. Inversamente, la
sofferenza deriva dalla non-accettazione. Il dolore è fisico; la sofferenza è mentale. Al di là della mente non c'è
sofferenza. Il dolore è solo un segnale che il corpo è in pericolo e che ha
bisogno di attenzione. Allo stesso modo la sofferenza ci ammonisce che la
struttura delle memorie e delle abitudini che chiamiamo "persona" è minacciata
da una perdita o da un cambiamento.
Il dolore è essenziale per la sopravvivenza del corpo, ma nessuno obbliga a
soffrire. La sofferenza è dovuta solo all'attaccamento e alla resistenza, mostra
la nostra incapacità di andare avanti, di fluire con la vita... L'essenza della
santità è l'accettazione totale del momento presente, l'armonia con le cose così
come avvengono. Un santo non desidera che le cose siano diverse da quello che
sono; egli sa che, considerando tutte le cose, esse sono inevitabili. Egli è
amichevole con l'inevitabile e perciò non soffre. Può conoscere il dolore, ma
esso non lo frantuma. Se può, fa quello che è necessario per ritrovare
l'equilibrio perduto... oppure lascia fare alla vita» (Nisargadatta Maharaj)
[...]
«D.: Perché abbiamo tanta paura? Perché aver
fiducia nel momento presente è così difficile? U.G.: Se vivi nell'ego, automaticamente crei situazioni ostili tra "me" e il
resto del mondo. Per difendere un ego devi essere egoista e temere gli altri che
minacciano il tuo benessere. Come si può dar fiducia a qualcuno in una
situazione del genere?» (U.G. Krishnamurti).
«Devi sapere che il vero distacco consiste nel fatto che lo spirito resta
insensibile alle vicissitudini della gioia e del dolore, dell’onore e del
disprezzo, quanto una montagna di piombo è insensibile a un vento leggero» (Meister
Eckhart).
[...]
«Coloro che soffrono... vedono il Nirvana come uno scampo e una ricompensa.
Immaginano che il Nirvana consista nel futuro annientamento dei sensi.... non si
rendono conto che questo mondo della vita e della morte e il Nirvana non vanno
separati» (Lankavatara Sutra)" (pp. 116-128).