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"Nasce spontaneamente una risposta compassionevole" (Rigdzin Shikpo)

 


"Nasce spontaneamente una risposta compassionevole" (Rigdzin Shikpo)


Abbiamo continuato a leggere dal testo Non rifiutare nulla. Il sentiero buddhista al di là di speranza e paura di Rigdzin Shikpo:

"Dovremmo temere di venire sopraffatti se entriamo nelle emozioni e nelle sensazioni? Comunque, tendiamo quasi sempre a prendere un po' di distanza, ma è semplicemente l'io che tenta di controllare le cose. [...] Un assioma del sentiero che stiamo seguendo è che, se ci apriamo alle cose con consapevolezza, nasce spontaneamente una risposta compassionevole.
L'idea 'io sono qui e osservo un mondo là fuori' è l'inizio di un grave errore, che nasconde il pensiero di poter controllare il mondo attraverso la consapevolezza. [...]
Qual è il modo corretto di relazionarci alla nostra esperienza con consapevolezza e presenza? [...] La cosa importante è non avere un programma di consapevolezza. Cercate di collegarvi a tutto ciò che accade in modo molto diretto, arrendetevi a quello che c'è.
Se vi trovate in una situazione difficile, non pensate: «Bene, sarò consapevole di tutto quello che mi accade». Siate invece disposti a sperimentarla nella sua semplicità. Senza tentare di proteggervi, senza sentire il bisogno di trucchi o di tecniche, apritevi a tutto ciò che accade e sperimentatelo nel modo più diretto possibile.
[...] Il più delle volte siamo in una situazione neutra, in cui non siamo né turbati né eccitati. In questo tipo di situazione è facile rivolgere la mente a una pratica specifica. Ma quando siamo in una situazione difficile o in uno stato di agitazione emotiva il problema sembra più pressante e vogliamo fare qualcosa per intervenire nella situazione.
In questo caso, le istruzioni dicono di non obbedire alla nostra reazione immediata, che è quella di evitare le situazioni sgradevoli. [...]
Invece di attaccare o di fuggire, possiamo accogliere la situazione, accada quel che accada. [...]
Attraverso la qualità dell'apertura, nella situazione si insinua una sorta di leggerezza. È l'inizio di un modo nuovo di guardare il mondo.
[...]
Da dove viene la sofferenza? [...] Vediamo che la sofferenza deriva dal proiettare continuamente aspettative sulla nostra esperienza. Perché, e in che modo, continuiamo a metterci in questo pasticcio? Per rispondere a questa domanda dobbiamo esaminare il rapporto tra i concetti e le emozioni. [...]
In realtà c'è un continuo interscambio tra le strutture concettuali e le emozioni. Il rapporto tra i concetti e il modo di manifestarsi delle emozioni [...] il continuo scambio energetico all'interno di queste strutture può essere distorto e vampirizzante, oppure buono e salutare. [...]
È facile credere che le emozioni si manifestino da sole, in totale assenza di struttura e senza essere influenzate dai pensieri e dai concetti. Ma le emozioni sorgono sempre all'interno di una struttura [...] concettuale o non concettuale.
[...] In senso profondo tutti gli schemi concettuali (odio, desiderio, orgoglio, sensibilità o insensibilità, amore o non amore) sono scuse per non sperimentare direttamente le emozioni. [...] È come se volessimo vedere le cose attraverso l'emozione, invece di vedere l'emozione in se stessa. È logico, perché la base di qualunque emozione è un modo di vedere [...]. Ma, non essendo risvegliati, ciò che vediamo risulta distorto e probabilmente nemmeno degno di essere visto. Le emozioni ci afferrano e ci sospingono in modo irriflessivo, costringendoci ad andare in una certa direzione. Sarebbe meglio voltarci per vedere che cosa ci sta spingendo. Altrimenti facciamo come i cani: l'emozione ci getta un bastone e noi gli corriamo dietro. Perché non voltarci per vedere chi tira il bastone?" (pp. 63-66, 74-76).