Parliamo oggi del secondo tipo di sforzo, quello cioè
teso ad abbandonare gli stati mentali negativi già sorti.
"Egli non trattiene pensieri di lussuria, malevolenza o
danno, così come ogni altro stato non salutare già sorto; egli li abbandona, li
discaccia, li recide e li porta a dissoluzione" (Buddha).
Leggiamo dal testo di Bhikkhu Bodhi:
"Il Buddha, in un importante discorso presenta cinque
tecniche per contrastare i pensieri ostruenti. Il primo antidoto consiste nel
sostituire un pensiero non salutare con un pensiero salutare, così come un
falegname introduce un cuneo nuovo per rimuovere quello vecchio. [...] Si può
applicare l'antidoto in ogni momento in cui l'impedimento si presenta a
disturbare la meditazione, oppure lo si può assumere quale oggetto primario per
contrastare un impedimento che si rivela di ostacolo cronico alla propria
pratica. [...]
Antidoto generico al desiderio è la meditazione sull'impermanenza, che scalza la
base stessa dell'attaccamento [...]. Per quanto riguarda il desiderio sessuale,
l'antidoto più potente è la contemplazione degli aspetti sgradevoli del corpo
[...]. L'antidoto alla malevolenza è la meditazione sull'amorevolezza, che
scioglie ogni traccia di ira e odio attraverso l'irraggiamento metodico del
desiderio altruistico che vuole la felicità per tutti gli esseri. La sonnolenza
e il torpore esigono uno sforzo particolare [...] Vengono proposti metodi
diversi: visualizzare una sfera luminosa, alzarsi per un periodo di corroborante
meditazione camminata, riflettere sulla morte sempre incombente, determinarsi a
proseguire con vigore. L'agitazione e la preoccupazione sono contrastate dal
rivolgere la mente a un oggetto di meditazione molto semplice e di effetto
calmante; la pratica universalmente consigliata è la consapevolezza del respiro.
L'antidoto contro il dubbio è l'esame [...].
Mentre questo primo dei cinque metodi per espellere gli impedimenti comporta un
rimedio specifico per ogni impedimento, gli altri quattro operano in modo
generale. Il secondo schiera le forze della vergogna e del timore morale contro
il pensiero indesiderato: il pensiero viene visto nella sua bassezza, oppure se
ne considerano le conseguenze spiacevoli finchè si innesca una ripugnanza
interiore che discaccia il pensiero. Il terzo metodo implica uno spostamento
deliberato dell'attenzione; al presentarsi di un pensiero non salutare che
reclama a gran voce la nostra attenzione, invece di prestargli ascolto lo
escludiamo spostando altrove l'attenzione [...]. Il quarto metodo ricorre a un
approccio opposto; invece di distoglierci dal pensiero indesiderato lo assumiamo
deliberatamente a oggetto di meditazione, esaminandone le caratteristiche e
investigandone le cause. Con ciò il pensiero si acquieta e infine scompare. Un
pensiero non salutare, infatti [...] posto sotto osservazione diventa innocuo.
Il quinto metodo, da usarsi solo come estremo rimedio, è la soppressione, e
consiste nel contrastare vigorosamente il pensiero non salutare con la forza di
volontà [...].
Non più dominati dai pensieri, impariamo a dirigerli. Qualunque pensiero
vogliamo pensare, quello penseremo; qualunque pensiero non vogliamo pensare,
quello non penseremo".