l'ottuplice sentiero (prima parte)
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

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Seconda lezione: l'ottuplice sentiero (1)

Abbandoniamo per ora il 'Il discorso sulla messa in moto della Ruota della Dharma' e concentriamoci per un paio di lezioni sulla quarta nobile verità e cioè sull'ottuplice sentiero.
Prendiamo allora in mano un altro discorso del Buddha (il n. 22 della Digha Nikaya). Qui sono spiegati con maggiore precisione i significati delle otto 'membra' del sentiero buddhista.
Leggiamo allora un brano tratto da questo testo:

"E quale è, o monaci, la Nobile Verità del Cammino che conduce alla Cessazione della Sofferenza?
Essa è il Nobile Ottuplice Cammino, cioè Retta Visione, Retto Risoluzione, Retta Parola, Retta Azione, Retti Mezzi di sussistenza, Retto Sforzo, Retta Consapevolezza, Retta Concentrazione.
E cosa è, o monaci, la Retta Visione [altrimenti detta Retta Comprensione]? Comprendere la sofferenza, comprendere l'origine della sofferenza, comprendere la cessazione della sofferenza, comprendere il cammino che conduce alla cessazione della sofferenza: questa è la Retta Visione.
E cosa è la Retta Risoluzione [altrimenti detto Retto Pensiero]? Pensieri liberi da bramosie, pensieri liberi da malevolenza, pensieri liberi da crudeltà: questo è la Retta Risoluzione.
E che cosa è la Retta Parola? Astenersi dal mentire, dal calunniare, dal parlare aspramente, dal parlare di cose futili: questa è la Retta Parola.
E cosa è la Retta Azione? Astenersi dal togliere la vita, astenersi dal prendere ciò che non ci vien dato, astenersi da eccessi sensuali: questa è la Retta Azione.
E cosa sono i Retti Mezzi di sussistenza [altrimenti detta Retta Vita]? Quando il discepolo abbandona un modo di guadagnarsi la vita che non è confacente e ottiene sostentamento in modo confacente e corretto: questi sono i Retti Mezzi di sussistenza.
E cosa è il Retto Sforzo? Qui un monaco avanza il desiderio, fa uno sforzo, comincia una lotta, applica la mente, obbliga la mente ad impedire il sorgere di cattive e malsane condizioni non ancora sorte. In quanto alle cattive e malsane condizioni che erano già sorte, egli mette tutto l'impegno per distruggerle. Per le condizioni buone e profittevoli che non sono ancora sorte, egli pone intenso desiderio affinché sorgano. Per le condizioni profittevoli che sono già sorte egli pone desiderio, fa uno sforzo, comincia una lotta, applica la mente, obbliga lo sua mente per la loro continuazione, per non trascurarle, per aumentarle, per coltivarle, per portarle a maturazione. Questo è il Retto Sforzo".

Questo testo non ha bisogno di commenti particolari. Notiamo solo che la Retta Visione consiste nel comprendere pienamente il senso delle Quattro Nobili Verità (esistenza del dolore, causa del dolore, fine del dolore, via che conduce ad essa).
E notiamo infine l'impegno a cui è chiamato il praticante soprattutto nel Retto Sforzo: le condizioni mentali negative già sorte, egli si impegna ad eliminarle. Le condizioni mentali positive già sorte, egli si impegna a coltivarle. Le condizioni mentali negative non ancora sorte, egli si impegna a impedire che nascano in lui. Le condizioni mentali positive non ancora sorte, egli si impegna - mediante un intenso desiderio - a propiziarsele.
Ci ricordiamo l'esempio dell'autobus che abbiamo fatto qualche lezione fa? Ecco: qualcosa di analogo a questo proposito. Il praticante è attento al proprio 'giardino' mentale: coltiva ciò che è positivo e estirpa le erbacce attraverso l'osservazione benevolente, distaccata e distesa dei pensieri negativi al loro sorgere.