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E invece non c’è niente da scegliere: “Non potete prendere, non potete lasciare”. Una mente pulita, chiara, silenziosa, arrendevole è solo quello che è, non aggiunge altro al suo essere libera; non segue alcuna regola, non si adatta a nessun modello, non guarda a se stessa come ad un totem. Per questo e in questo non è manchevole. Non si sforza: tale è la sua vittoria. Ma i fenomeni esistono, la realtà c’è: non si tratta di raggiungere uno stato di vuoto totale, vedendo in questo la conclusione di tutto. Anche questa è l’ennesima masturbazione mentale legata alla pratica della meditazione che va al più presto abbandonata, eliminata. È una tentazione che torna spesso in alcuni: ogni volta va abbandonata. Alla fine si eliminerà da sola. È qualcosa di importante. Per questo il testo dice: “Osservate accuratamente il regno privo di tracce, ma non nascondetevi là”. Non bisogna nascondersi, volendo raggiungere uno stato mentale comatoso permanente. Non c’è nessun elettroencefalogramma piatto da ottenere. La mente naturale riflette naturalmente. Se non riflette, è inquinata, è distorta, è in uno stato di chiusura, o è morta. Riflette e non aggiunge altro. Il vuoto è il telo bianco e le figure che vi si proiettano sono i fenomeni: questo va realizzato. Pienamente. Non l’uno o l’altro aspetto di questa realtà, ma entrambi, e contemporaneamente. Il vuoto e i fenomeni, i fenomeni nel vuoto, il vuoto dei fenomeni. È un’estasi estetica, la realtà cristallina che si presentifica nella sua assoluta determinatezza, che si staglia nel vuoto infinito, che emerge nella sua più assoluta ingiustificabilità. È tutto perfetto e estremamente misterioso, insondabile. Un infinito stupore. È naturale quanto questo sia un "vedere senza impedimento", un "comprendere senza deviazione". Cosa impedisce, cosa devia? La tua volontà di vedere in un certo modo; la tua volontà di pulire il tuo occhio; la tua volontà di esser privo di impedimenti; la tua volontà di risolvere il problema. Ma si chiama 'realizzare'; non 'cambiare'! Non va cambiato nulla. Va solo fatto emergere questo processo di riconoscimento di ciò che è. L'immergersi nel "regno privo di tracce" è solo una pratica preliminare, è un addestramento paradossale quanto necessario. Traccia e non traccia ci sono entrambi; è qualcosa di impossibile a concepirsi. Ed è questo che va realizzato istantaneamente, presentemente. Allora la realtà è tutta un'altra cosa. Finalmente è quella che è, nel suo abissale splendore.
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