"La domanda non è cosa fare ma come vedere" (Jeanne de Salzmann)
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"La domanda non è cosa fare ma come vedere" (Jeanne de Salzmann)


Continuiamo a leggere qualche brano tratto da La realtà dell'essere di Jeanne de Salzmann:

"Cerco ciò che sono, cerco di essere ciò che sono. Sono abituato a pensare al corpo, da una parte, e allo spirito o all'energia, dall'altra. Ma nulla esiste separatamente: nella vita c'è unità. Desidero viverla e la cerco attraverso un movimento di ritorno a me stesso. Dico che esiste una vita interiore e una esteriore. Lo dico perché mi sento diviso, come se esistessi separato dalla vita. Ma c'è un'unica grande vita. Non posso sentirmi separato da essa, al di fuori di essa, e al tempo stesso conoscerla, devo sentirmi parte di questa vita. Ma non basta desiderarlo o cercarne un'intensa sensazione. Posso entrare nell'esperienza solo se prima sono giunto a un'unità al mio interno, solo se sono diventato un tutto. [...]
Quando non percepisco la realtà di me stesso, non posso far altro che credere a questa illusione e chiamarla 'io'. Ciò non ostante, l'illusione è solo un miraggio che si dissolve nel momento in cui si stabilisce il silenzio.
Devo vedere lo spazio tra i pensieri, un vuoto che è realtà, e ho bisogno di rimanere il più a lungo possibile in questo spazio. Allora appare un altro tipo di pensiero, lucido e intelligente, un pensiero di un altro livello, di un'altra dimensione. [...] Vedo allora ciò che prima non riuscivo a vedere. Vedo ciò che è. In questo vedere c'è luce [...]. Le cose appaiono e scompaiono nel vuoto, ma sono illuminate [...].
Non si tratta di combattere l'indifferenza, l'apatia o la rabbia. Il vero problema è la visione: vedere. Ma questa visione è possibile solo se torniamo alla sorgente, alla realtà che è in noi. Abbiamo bisogno di un'altra qualità di visione, uno sguardo che penetri e vada immediatamente alla sorgente di noi stessi. [...]
La realtà è qui, solo che non le ho mai prestato attenzione. Vivo voltando le spalle a me stesso.
La domanda non è cosa fare ma come vedere. Vedere è la cosa più importante: l'atto del vedere. [...] Solo in questo atto del vedere troverò una certa libertà. [...]
Sono schiavo dei pensieri meccanici, questo è un fatto. Non sono i pensieri in sé a rendermi schiavo, ma il mio attaccamento a essi. Se voglio capirlo, non devo cercare di liberarmi prima di aver compreso la mia schiavitù. Devo arrivare a vedere l'illusione di parole e idee, e quanto la mia mente abbia paura di rimanere sola e vuota senza sostegno di tutto ciò che conosce. È necessario vivere all'interno di questa schiavitù momento dopo momento, senza scappare: allora comincerò a percepire un nuovo modo di vedere. [...]
Per comprendere chi sono davvero in questo momento ho bisogno di sincerità e umiltà, di espormi senza maschera, cosa a cui non sono abituato. Significherebbe non rifiutare nulla, non escludere nulla ed entrare nell'esperienza di scoprire cosa penso, cosa sento, cosa desidero, in questo preciso momento. [...]
Bisogna che io senta che 'non so' senza cercare una risposta, che io abbandoni tutto per entrare nell'ignoto. Allora la mente non è più la stessa, ma entra in una nuova modalità. Vedo senza idee preconcette, senza scelta" (pp. 147-149).