Ricordare (K. Satchidanandan)
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

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Ricordare (K. Satchidanandan)


Il giovane Hua Tze, nato nel Sung
s'ammalò d'amnesia:
dimenticò
di sedersi quand'era in casa sua,
di camminare
quand'era per la strada.
Non ebbe più memoria
di cibo, abiti, sonno,
si scordò
la notte, il giorno, gli amici, i parenti
e perfino il suo nome.
Sempre
era stato qualcuno:
in poco tempo diventò nessuno.
Né medici né maghi
riuscirono a curarlo:
ultimo venne
Men Tze, grande maestro
a dare il suo consiglio.
Per tre giorni e per tre notti
non ricevette cibo e solo allora
ricordò di mangiare.
Fu disteso
su una lastra di ghiaccio:
allora in lui si riaccese l'idea
di vestiti e lenzuola.
Dopo lo ricondussero
dentro il tempo presente
e ricordò il passato:
riattivato il passato
riebbe la memoria del futuro.
Lentamente
ritrovò tutti i suoi ricordi
e
si ridestò con un grido tremendo.
Disse al grande Men Tze:
"Come nessuno non avevo peso,
non poter ricordare
era la libertà
dove avevo smarrito
tanto legami che preoccupazioni.
Ora, sulle mie spalle
ritornano a gravare tutti i pesi,
quelli portati e quelli da portare:
già sento penetrare,
rompendo il cerchio della mia esistenza,
dolore e solitudine.
Ti prego!
allontana da me questa memoria".
Ma neppure Men Tze
poteva riportarlo nel felice
limbo dell'amnesia:
per questo noi,
progenie di Hua Tze, continuiamo
a subire il castigo
di ricordare tutto e rimanere
sempre
qualcuno.