"L'espressione degli occhi di un cervo morente" (Wilhelm Reich)
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

home

presentazione

meditare

le lezioni

buddhismo

zen

tantra

gli esercizi

testi

poesie

bibliografia

insegnante

dizionario zen

stampa

cerca nel sito

email

seminari

newsletter


 

 


"L'espressione degli occhi di un cervo morente" (Wilhelm Reich)


Continuiamo a leggere qualche brano tratto dall'opera di Wilhelm Reich, L'assassinio di Cristo:

"I Giuda sono gli educatori, i consigli di igiene mentali, i dottori, i preti che sorvegliano l'accesso alla conoscenza di Dio con parole minacciose e spade fiammeggianti. Avete mai pensato quanti miliardi di bambini hanno subito l'incubo di Cristo nell'orto di Getsemani nel corso dei millenni? Ci avete mai pensato? No, non ci avete pensato. Voi vi siete dimostrati «sociali», «buoni con il vostro prossimo», «avete voluto bene al vostro nemico come voi stessi», avete innalzato preghiere al cielo per la salvezza e la redenzione della vostra anima, vi siete inginocchiati davanti ad altari di ogni genere per farvi perdonare i vostri peccati. Ma non avete mai, mai pensato ai miliardi di neonati e di bambini che hanno portato l'autentico flusso della Vita dal vostro universo infinito in questo vostro mondo miserabile; e avete mutilato, punito e terrorizzato questi bambini, e lo avete fatto fino ad oggi, perché conoscevano Dio e vivevano l'autentica Vita di Cristo. E sorvegliate bene ogni ingresso alla casa del sapere contro l'intrusione della verità a proposito di questi innumerevoli Assassini di Cristo, commessi da voi e da coloro che a questo scopo avete designato nel nome di Dio.
[...] La Vita donata da Dio, o la «Natura», se così preferite chiamarla, si trova di fronte alla peste, ovvero al «peccato» ogni volta che una nuova vita vede la luce ed è costretta ad adattarsi ai modelli dell'uomo corazzato. Ogni nuova vita deve passare il suo Getsemani e il suo Golgota. [...]
Le caratteristiche empiriche distinte della Passione di Cristo sono:
L'amore e la profonda fiducia verso il popolo, il padre, la madre, i fratelli.
L'ignoranza completa della malizia, tanto in sé quanto negli amici.
L'estrema sensazione di orrore provata quando per la prima volta gli viene sputato addosso ed è macchiato, per nulla, quando viene colpito senza aver fatto nulla di male.
La disperazione lacerante di aver fatto del bene al proprio prossimo e di vedersi da questo odiato e perseguitato per avergli fatto del bene.
L'assoluta impotenza della Vita di fronte alla bestialità umana.
L'assoluta incapacità della vittima di lottare con le stesse armi che usa la peste, e cioè la menzogna, la calunnia, il calcolo, la diffamazione, la crudeltà.
La sensazione di trovarsi in trappola per colpa della propria profonda conoscenza dell'ignoranza del torturatore: «Perdonali, perché non sanno quel che si fanno».
La sensazione di essere paralizzato dal proprio amore fondamentale e dalla propria dolcezza di comportamento. [...]
L'espressione degli occhi di un cervo morente che fissa per l'ultima volta il suo uccisore si avvicina abbastanza alla manifestazione emozionale di questa situazione" (pp. 192-193, 198-199).