I cinque impedimenti
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

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Quinta lezione: i cinque impedimenti

Prima di esaminare il 'retto sforzo', soffermiamoci su quelli che vengono chiamati - nella tradizione buddhista - 'i cinque impedimenti'. Essi sono gli ostacoli che ostruiscono il cammino di crescita all'interno dell'ottuplice sentiero. Ciò che impediscono soprattutto è la consona disposizione della mente alla concentrazione.
Sono: il desiderio sensuale, la malevolenza, la pigrizia, l'agitazione/preoccupazione, il dubbio. Questi inquinanti invadono la mente, facendola deviare dalla sua calma concentrata e dalla visione profonda.
I tre mali radicali (avidità, avversione, illusione), radici di tutto ciò che vi è di negativo nell'uomo, sono espressi da questi impedimenti. L'avidità è espressa dal desiderio sensuale; la malevolenza dall'avversione; la pigrizia, l'agitazione/preoccupazione e il dubbio sono conclusione dell'illusione (intesa come prendere per vero e giusto ciò che non lo è).

Il desiderio sensuale. Non è, come qualcuno potrebbe pensare, il desiderio sessuale. È la cupidigia, diretta a tutto ciò che è oggetto dei nostri sensi: ciò che ci è piacevole agli occhi, alle orecchie, al tatto, ecc. È cioè la brama: brama dei sensi, brama per il potere, brama per la posizione sociale, per la ricchezza, ...

La malevolenza. È sinonimo di avversione: odio, ira, risentimento... verso gli altri, certi oggetti, certe situazioni o se stessi.

Pigrizia. È l'inerzia mentale, il ricadere continuamente nel nostro stato ottenebrante di sonno.

Agitazione/preoccupazione. È tutto ciò che produce lo stato ansioso. L'agitazione si esprime in quella forma di irrequietezza che conduce la mente di pensiero in pensiero, in modo quasi smanioso. La preoccupazione è prodotta dal rimorso per errori passati o dal timore per il futuro.

Dubbio. Non si tratta del giusto uso della facoltà critica, bensì della cronica incapacità di decidersi nella pratica spirituale.