Basiamo le nostre lezioni su un discorso del Buddha,
sicuramente il più importante e rappresentativo del suo insegnamento, e cioè
il primo sermone che egli tenne dopo il suo risveglio. Il nome di questo testo è
Dhammacakkapavattana-sutta, e cioè 'Il discorso sulla messa in moto della Ruota
della Dottrina'.
"1. Così ho udito: una volta il Sublime dimorava
presso Baranasi, a Isipatana, nel Parco delle Gazzelle.
2. Allora il Sublime si rivolse al gruppo dei cinque bhikkhu:'Questi
due estremi, o bhikkhu, deve evitare l'asceta; quali sono questi due
estremi?
3. Quello connesso ai piaceri dei sensi, basso, plebeo, da gente comune,
volgare, dannoso; e quello dell'automortificazione, doloroso, volgare, dannoso.
Entrambi questi estremi evitando, o bhikkhu, la via di mezzo realizzata
dal Tathagata compiutamente Svegliato, apportatrice di chiara visione e
di conoscenza, conduce alla calma, alla conoscenza trascendente, al risveglio,
al nirvana.
4. E qual'è, o bhikkhu, questa via di mezzo realizzata dal Tathagata,
che conduce alla calma, alla conoscenza trascendente, al risveglio, al nirvana?
È questo nobile ottuplice sentiero, e cioè: retta visione, retta risoluzione,
retta parola, retta azione, retti mezzi di vita, retto sforzo, retta
consapevolezza, retta concentrazione. Questa, o bhikkhu, è la via di
mezzo realizzata dal Tathagata, che conduce alla calma, al nirvana.
5. Questa, o bhikkhu, è la nobile verità del dolore: la nascita è
dolore, l'invecchiamento è dolore, la malattia è dolore, la morte è dolore;
l'unione con quel che non si ama è dolore, la separazione da quel che si ama è
dolore, il non ottenere quel che si desidera è dolore. [...]
6. E questa, o bhikkhu, è la nobile verità dell'origine del dolore: è
quella sete che porta alla rinascita, quella sete congiunta al diletto e alla
brama, che qua e là trova compiacimento, e cioè: sete di piacere, sete di
esistenza, sete di non-esistenza.
7. E questa, o bhikkhu, è la nobile verità della cessazione del dolore:
è il totale annientamento della sete, la rinuncia, l'abbandono, la liberazione,
il distacco.
8. E questa, o bhikkhu, è la nobile verità della via che conduce alla
cessazione del dolore: è questo nobile ottuplice sentiero, e cioè: retta
visione, retta risoluzione, retta parola, retta azione, retti mezzi di vita,
retto sforzo, retta consapevolezza, retta concentrazione".
Bene, prima di tutto alcune delucidazioni su certe
parole. 'Tathagata' significa 'il così-andato' ed è un appellativo del Buddha.
I 'bhikku' sono i monaci mendicanti della tradizione buddhista. 'Nirvana' -
ovviamente - è la meta del cammino buddhista, la liberazione totale dai limiti
dell'esistenza, la libertà ottenuta dall'estirpazione completa del desiderio
egocentrico.
Dunque, dal brano letto deduciamo che la via del Buddha
parte dalla constatazione di un problema (l'esistenza del dolore: la prima
nobile verità); prosegue nella individuazione della causa del dolore (la sete,
il desiderio: la seconda nobile verità); continua prospettando la cessazione
del dolore (l'eliminazione della sete: la terza nobile verità); conclude
indicando il mezzo per ottenere la 'guarigione' dal dolore (l'ottuplice
sentiero: la quarta nobile verità).
Sull'ottuplice sentiero torneremo la prossima volta.
Ricordiamo solo l'ultimo elemento interessante presente in questo brano:
l'insistenza sulla via di mezzo. La via buddhista aborre gli estremismi: né un
ascetismo sterile e doloroso, né una concessione volgare all'istintualità,
tanto naturale quanto fuorviante per un percorso di crescita interiore. Una via
che oggi potremmo chiamare 'moderata'.