"Il coltello sacro che trancia nella mia paura" (Christian Pisano)
la meditazione come via
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"Il coltello sacro che trancia nella mia paura" (Christian Pisano)

 

Bhayānaka è un termine che in sanscrito significa terrore. Non la semplice paura (bhaya), bensì appunto terrore. Essere nella foresta e sentire il verso di un animale selvaggio mi può far entrare nel terrore. Oppure la visione di un evento orribile. Possono essere numerosi gli esempi. Tutti mi potranno rivelare la paura radice che nascostamente si manifesta in ogni mio bhayānaka: la paura della morte, del ritornare al nulla.

La differenza tra una pratica di benessere e una pratica rigorosa sta qui: la questione del bhayānaka come momento di meditazione.

Spesso il tantrismo, con la sua iconografia e i suoi rituali, torna a evocazioni nelle quali il corpo del praticante viene offerto in pasto a demoni o divinità terrifiche. Per esempio questo brano tratto da un Tantra della tradizione Ningmapa:

“Allora immagina che questo corpo […] sia una preda morta grassa, così enorme da occupare tutto l'universo. Allora visualizza l'intelligenza radiosa che è in te come fosse la dea irritata che regge un coltello e un teschio.

Pensa che essa ti tagli la testa, ponga il teschio come un enorme paiolo […] e che essa tagli il tuo corpo a pezzi e li getti nel teschio in offerta agli dei”.

Questo tipo di evocazioni ovviamente risvegliano il sapore della morte, cioè quella contemplazione intima e totale della nostra finitudine, che è poi l'esperienza radice del terrore. Il terrore è allora la meditazione su questa verità glaciale: tutto ciò che so di me, tutto il mio sapere, tutte le mie esperienze, tutto il mondo che ho costruito in me, tutti i miei sforzi per perdurare attraverso le mie strategie mentali ed emotive, un giorno avranno termine.

Christian Pisano consiglia in questo tipo di meditazione veramente radicale ma assolutamente fondamentale in ogni pratica di non cadere nell'esoticità per non trasformarla in qualcosa di fascinoso e intrigante:

“Queste evocazioni non hanno bisogno di assumere forme esotiche che nella maggior parte dei casi sono ancora una fuga. Possono e devono essere ricollegate direttamente alla mia situazione immediata. Non ho bisogno di andare in India per meditare in un campo di cremazione. La visione di un ipermercato il sabato pomeriggio, il pronto soccorso di un ospedale, i reality televisivi, possono essere altrettante occasioni. Mia moglie, o mio marito, che vuole una separazione mantenendo la casa e tutti i soldi del conto in banca, può diventare una magnifica deità corrucciata. Ognuno dei suoi insulti è come il coltello sacro che trancia nella mia paura, nei miei attaccamenti, che sviscera la mia arroganza, che fende le membra delle mie illusioni. Questa paura sacra mi lascia con un'assenza di sapere, una vulnerabilità, che è già quiete”.

Come insegna il Vijnanabhairava Tantra, l'immersione nell'intensità del dolore provocato dal terrore è un momento di cessazione della proliferazione mentale.