"La perfetta concordanza di me con me stesso" (Fernando Pessoa)
la meditazione come via
tra tantrismo, vipassana e zen




 

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"La perfetta concordanza di me con me stesso" (Fernando Pessoa)


 

Cosa non mi permette di essere in contatto con la realtà? È ciò che non mi permette di abitare intimamente me stesso: il mio non essere in nudità. Sempre le tradizioni hanno visto questa duplice abitazione in autenticità di esterno ed interno come grande e nobile lavoro:


 

"O caro Pan e voi altri dèi che siete in questo luogo,
concedetemi di diventare bello di dentro,
e che tutte le cose che ho di fuori siano in accordo
con quelle che ho dentro" (Platone)


 

E per quale via passa questo stare in nudità? Nell'accorgermi in quanto barricamento vivo, nel riconoscere (che è un vedere in vicinanza, è un sentire, è un percepire, non un sapere) quante identificazioni confondo con la mia verità, quanto la mia persona sia divenuta una collezione di false identità, e quanto uscire da tutto ciò è spaziosità vuota di piena libertà:


 

"Se ti togliamo ciò che non è tuo

non ti rimane niente" (Milo De Angelis)


 

Allora finalmente quello sfasamento tra me e la realtà, che percepisco soprattutto come sfasamento tra me e me, cade. Non c'è più alcuna parola che commenta ora la separazione tra me e la mia autenticità. L'autenticità è la fine del giudicare se stessa.


 

"Ah, potessi avere la perfetta concordanza

di me con me stesso,

il silenzio interiore senza la distanza

fra me e ciò che dico!" (Fernando Pessoa)