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"La via dell'impazienza" (Corrado Pensa)

 


"La via dell'impazienza" (Corrado Pensa)


Abbiamo continuato a leggere dal libro di Corrado Pensa, L'intelligenza spirituale:

"Nel Vangelo di Luca si legge: «Nella pazienza, possederai il tuo cuore» (XXI, 19). La parola greca per pazienza ha anche il significato di costanza, perseveranza. [...] Dunque, nella pazienza, diverrai uno col tuo cuore. [...]
Nelle scritture, la pratica del Dharma è definita pailoma, che significa 'controcorrente'. La pazienza comporta lo stare con, il vivere interamente, l'ascoltare attentamente ciò che si presenta qui e ora. A me sembra che l'affinità tra la descrizione di cos'è la vera pazienza e la definizione di presenza mentale, o sati, nel Dharma, sia molto forte [...].
Supponiamo di essere tristi, che la tristezza sia il nostro stato emotivo predominante. Cosa facciamo di solito? La nostra reazione è condizionata, in ultima analisi, dall'ignoranza. Così, spesso, anche se non necessariamente, ci perdiamo nella tristezza e ci identifichiamo con essa. Con alcune variazioni sul tema: possiamo cadere nell'autocommiserazione o nell'irritazione, a causa della tristezza. Finiamo così per accrescere la forza e il potere della tristezza. Ed è la nostra reazione abituale. [...] C'è un appesantimento dovuto a strati di reazioni, paure, avversioni. [...] Prima di tutto notiamo il grandioso potere dell'abitudine. L'abitudine a reagire in un certo modo crea profondi solchi dai quali diventa poi difficile uscire. [...]
In aggiunta all'abitudine, se osserviamo da vicino, notiamo qualcosa di più sottile [...]. Si tratta della tendenza a investire un'enorme quantità di energia nel desiderio di liberarsi dello stato mentale spiacevole, per esempio la tristezza. [...] Pensare, giudicare, reagire per trovare come liberarsi di questa emozione spiacevole. Si può definire questa tendenza una totale non accettazione della tristezza o, appunto, avversione alla tristezza.
Ricordiamoci dell'insegnamento del Buddha sulle due frecce. [...] La persona ordinaria [...] soffre a causa di una seconda freccia, che è l'intensa reazione mentale al dolore fisico.
[...] La seconda freccia [...] rafforza le tendenze latenti all'avversione [...]. La seconda freccia è il desiderio intenso di liberarci da uno stato mentale spiacevole. Il problema non è la tristezza, ma il desiderio di liberarcene, perché questo desiderio è un'energia che ci separa dallo sperimentare in modo diretto la verità della tristezza. Essendo tormentati dal desiderio di liberarci da ciò che è spiacevole, anziché aprirci alla tristezza ci chiudiamo. Proprio questa chiusura è la seconda freccia. [...]
Il desiderio di liberarci da emozioni spiacevoli è energia, non un semplice pensiero, ma qualcosa di denso e vischioso. Ecco perché il Buddha ha tanto sottolineato la forza del desiderio nutrito dall'ignoranza come causa prima della sofferenza nella nostra vita. [...]
La via dell'impazienza è questo modo condizionato di reagire alle cosiddette emozioni negative, è energia distanziante che ci mantiene nell'immaginazione, nel pensiero della tristezza, anziché nella sua realtà, nella sua verità. [...]
Come individui e come cultura abbiamo assegnato il primato al pensiero, alla parola e all'azione. chi pratica, tuttavia, comincia a muoversi in un campo diverso, cioè nel campo della contemplazione. La contemplazione è essere consapevoli, è osservare in modo non giudicante, in modo sollecito, equanime. [...]
Se siamo posseduti dal desiderio di liberarci dalla tristezza, come possiamo incontrarla? Tutta l'energia va nel desiderio di respingere questa realtà, questo incontro, dunque non c'è energia disponibile per la consapevolezza" (pp. 41-45).