Non mi piace, dice Dio, quello che pensa (Charles Péguy)
Non mi piace, dice Dio, quello che pensa
e si tormenta e si preoccupa
e porta avanti un'emicrania perpetua
nella sbarra della fronte e un mal di testa
nel cavo della nuca nel dietro della testa.
In un punto d'inquietudine.
E ha le sopracciglia aggrottate perpetuamente.
Come uno segretamente infelice.
E le tempie che battono e arde di febbre.
E anche ha gli orli delle palpebre sciupati
a forza di guardare il giorno dell'indomani.
Non basta che lo guardi io, il giorno dell'indomani.
O notte tu ottieni talvolta il desistere di questo disgraziato.
E che si distenda. È tutto quello che chiedo loro.
Che non agiti un'onda perpetua nella sua testa,
un oceano d'inquietudine.
Cos'è mai quello che chiedo loro? Che chiudano un poco gli occhi.
Che dopo aver detto la loro preghiera si sdraino nel letto per il lungo.
Con le gambe in fondo ai piedi e la testa in cima al corpo.
Che depongano le armi infine, quei poveri figlioli, che non stiano più in
guardia contro di me.
Che dormano come bestie, come un buon cavallo di lavoro su della buona paglia,
senza pensare,
senza prevedere, senza calcolare.
Ecco cosa chiedo loro, non è poi così difficile.
Ecco quello che non possono ottenere.