"Realizzare che non dobbiamo essere niente" (Toni Packer)
la meditazione come via
tra tantrismo, vipassana e zen




 

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"Realizzare che non dobbiamo essere niente" (Toni Packer)


Un brano di Toni Packer, che fu prima praticante zen e poi si allontanò per il suo fastidio verso le religioni costituite e i ritualismi, per creare una sua pratica che chiamò "meditative inquiry":

"Le cose accadono semplicemente.

La pioggia batte leggera.

Il cuore pulsa.

C‘è il respiro, dentro-fuori, dentro-fuori, dentro-fuori.

C‘è l‘ascolto silenzioso, l‘apertura… il vuoto… il niente.

Illuminazione? Quanto è letale appiccicare un‘etichetta. Nel momento in cui si applica un‘etichetta, la vitalità si congela in un concetto: «La mia esperienza dell‘illuminazione!».

Essere vivi, completamente vivi, significa scorrere senza impedimenti, un flusso vulnerabile di vitalità senza resistenze. […]

Senza bisogno di pensare a ‘me‘: quel che sono, quel che sarò. [...]

Il nostro desiderio di esperienze è una resistenza al semplice essere qui, ora.

È il rumore dell‘aeroplano.

La nebbia.

Il vento che spira dolcemente, la pioggia che cade, il respiro, il suono, il pulsare, l‘aprire, il chiudere, niente di niente…

È un tale sollievo realizzare che non dobbiamo essere niente".