Il 'retto sforzo' (terza parte)
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Il 'retto sforzo' (terza parte)

Concludiamo oggi la nostra indagine intorno al retto sforzo.
Gli ultimi due tipi di sforzo riguardano: il far sorgere stati salutari non ancora sorti e il consolidare gli stati salutari già sorti.

Gli stati salutari da far sorgere sono innumerevoli: la calma, la chiara visione, gli stessi otto aspetti dell'ottuplice sentiero. Ma il Buddha dà particolare importanza ai cosiddetti 'sette fattori di illuminazione': consapevolezza, esame dei fenomeni, energia gioia, tranquillità, concentrazione, equanimità. Sono i fattori che conducono all'illuminazione e che - essi stessi - la costituiscono. Operando all'unisono, eliminano le cause del dukkha (sofferenza).
Commentando il percorso dei sette fattori di illuminazione, Bhikkhu Bodhi scrive: "Il cammino verso l'illuminazione comincia dalla consapevolezza, che prepara il terreno per la comprensione profonda portando alla luce i fenomeni qui e ora, nel momento presente, spogliati di ogni interpretazione soggettiva, commento e proiezione. Poi, dopo che la consapevolezza abbia presentato all'attenzione i nudi fenomeni, il fattore dell'esame interviene per investigarne le caratteristiche, le condizioni e gli effetti. [...] Il lavoro di investigazione richiede energia [...]. Con il crescere dell'energia prende vita il quarto fattore, la gioia, in forma di piacere tratto dall'oggetto. La gioia aumenta gradatamente fino all'estasi: onde di beatitudine attraversano il corpo, la mente si accende di contentezza, l'ardore e la fiducia si intensificano. Tali esperienze, benchè incoraggianti, presentano un difetto: inducono uno stato di eccitazione difficile da placare. Perseverando nella pratica, la beatitudine si addolcisce stemperandosi nel quinto fattore, la tranquillità. La gioia permane, ma mitigata, e la contemplazione procede con composta serenità. La tranquillità porta a maturazione il sesto fattore, la concentrazione o mente unificata su un punto. Con il rafforzarsi della concentrazione si fa sempre più dominante l'ultimo fattore, l'equanimità, stato di equilibrio interiore libero dai due opposti impedimenti dell'agitazione e dell'inerzia. [...] L'equanimità ha il medesimo carattere di 'spettatore'. Una volta che tutti i fattori di illuminazione siano perfettamente bilanciati, la mente assiste impassibile al gioco dei fenomeni".

Riguardo al quarto tipo di sforzo, in un discorso del Buddha troviamo scritto: "Egli [il monaco, il meditante] dirige la volontà a consolidare gli stati salutari già sorti; non li porta a fin ma li accresce, li conduce a maturità e alla perfezione dello sviluppo". Si tratta dello sforzo atto a mantenere saldo nella mente un oggetto salutare di concentrazione. Commento di Bhikkhu Bodhi: "La saldezza dell'oggetto fa sì che i sette fattori di illuminazione crescano in stabilità e in forza, sino a sfociare nella comprensione liberante. Quest'ultima rappresenta l'apice del retto sforzo".