"Non rimane che l'oggetto «sensazione»" (Jean Klein)
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"Non rimane che l'oggetto «sensazione»" (Jean Klein)


Continuiamo a leggere qualcosa da La gioia senza oggetto di Jean Klein:

"La sensazione corporea mi sembra un mezzo eccellente per facilitare il vostro approccio. Cercate di scoprire il vostro corpo, di lasciarlo vivere da sé, e non sotto il controllo di un «me» soggetto all'alternanza continua di repulsione/attrazione, aggressione/difesa.
Considerate prima di tutto che non possiamo seguire un'idea ed allo stesso tempo lasciare che viva una sensazione corporea [...].
Quando dirigiamo la nostra attenzione sul nostro corpo, dove abitano tutte le aggressioni, le difese e le reazioni, lasciamo che questa sensazione si imponga a noi senza visualizzarla nella sua forma, lasciamola emergere, aprirsi. Si possono fare svariatissime constatazioni, per esempio una mancanza d'uniformità, sentire certe parti che sono grevi, pesanti, mentre altre sono cave, vuote, calde o fredde, compresse; tutto ciò è un residuo delle reazioni dell'io. Si vede quanto è difficile afferrare la simultaneità delle componenti del corpo: si sentirà ora la fronte, ora il viso, la schiena, la nuca, le reni, le estremità superiori o le inferiori, una parte dopo l'altra; però per ottenere una sensazione globale l'attenzione non deve essere diretta.
Se trovate qualche difficoltà a pervenire a questa simultaneità lasciate parlare il vostro corpo, avete ancora qualche tensione da seguire in voi che deve eliminarsi da sola. [...] Noterete come i diversi strati cedono, si aprono.
Alcune parti resisteranno, e ve ne accorgerete. [...] Affinché tutte [le] parti ritrovino la propria vita in quanto corpo, dovrete avere molto amore per esso. [...]
Neppure lasciamo libero corso alle sensazioni. Se permettessimo loro di espandersi, noi vedremmo a che punto sono ricche, mentre sono atrofizzate dalla contrazione diffusa, dal gesto centripeto che ne impedisce lo sviluppo. Invece, per mezzo di un moto centrifugo, di dilatazione, tutti i nostri centri sensoriali si aprono ed esse diventano molto importanti. [...]
Non rimane che l'oggetto «sensazione», il pensiero non interviene più, il corpo presenta un tale interesse, una tale ricchezza, che ne restiamo soggiogati. La vera concentrazione sopravviene quando nessuno si concentra" (pp. 23-28).