"Sono rimasto nudo" (Alberto Moravia)
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

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"Sono rimasto nudo" (Alberto Moravia)

Che cos'è la mia verità? Niente.

Poi sei l'amico con l'amico, al bar sei qualcuno con il barista, così come sei qualcuno con lo studente, l'amante, il passante, il parente, la lavandaia. Ma quando sei prima di quelle identificazioni, quei vestiti che ti hanno fatto simpatico, intelligente, affascinante, giocoso, interessante, attento, insomma che ti hanno fatto particolare, quando rimani prima di tutto ciò, per esempio in casa, da solo, e non sei al telefono e non leggi un libro e non scrivi, quando senti quanto quelle identificazioni siano state anche allontanamenti (da cosa? Precisamente non lo sai), ecco: quando sei prima di tutto questo, allora senti quanto le identificazioni ti fossero servite a essere funzionale a questa o a quella situazione, ma prima, in essenza, non sei niente, non hai scopi e non sei funzionale ad alcunché. Può essere la tua depressione o la tua più vasta libertà. A volte possono essere entrambe le cose contemporaneamente. C'è una poesia di Alberto Moravia, “L'uomo nudo” che dice:

Sono rimasto

nudo

com'ero

quando sono nato

Attraverso gli anni

ho tentato

di coprirmi

con mille vestiti

e non ci sono

riuscito

A che serve

un uomo

nudo?

A nulla.