Alla ricerca della mente perduta
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

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Alla ricerca della mente perduta

All'inizio della lezione abbiamo letto un capitolo tratto dal Fudōchishinmyōroku ('La testimonianza segreta della saggezza immutabile') di Takuan Sōhō:

"'Insegui la mente perduta'. Questa è una sentenza di Mencio. Significa che tutti dovrebbero cercare la mente che si è persa per riportarla in loro.
Se un cane, un gatto o un gallo sono scappati in qualche luogo, li si cercherà e riporterà a casa. Analogamente, quando la mente, la signora del corpo, è scappata lungo un sentiero nefasto, perchè non cercarla e riportarla a noi stessi? Questa è certo un'azione sensata.
Vi è, però, un detto di Shao K'ang-chieh che dice: 'Perdere la mente è fondamentale'. Questo è alquanto differente. In generale, si può interpretare dicendo che quando una mente viene legata, si stanca e, come il gatto, non riesce più ad agire come vorrebbe. Se la mente non si ferma con gli oggetti, non sarà contaminata da questi e verrà usata bene. Bisogna lasciarla libera, affinchè corra dove vorrà.
Poichè la mente può essere offuscata e distolta a causa degli oggetti, si deve prestare attenzione affinchè ciò non accada, ed essere stimolati nel ricercarla e ricondurla ognuno dentro di sè. Questo è il primo livello di uno sviluppo spirituale. Occorre essere come il fiore di loto che non viene sporcato dal fango da cui è nato. Non si deve essere afflitti dal fatto che esista il fango. La mente deve essere come il cristallo ben levigato, che non altera la sua purezza nemmeno se immerso nel fango. Solo a questa condizione la mente può essere lasciata andare dove vuole.
Se si trattiene la mente si ha l'effetto di renderla priva di libertà. Solo se si è principianti si deve tenere la mente sotto controllo. Se si continuasse così per tutta la vita, non si raggiungerebbe il livello più alto, ossia, di fatto, non ci si eleverebbe oltre il più basso.
Quando ci si esercita, è bene tenere a mente il detto di Mencio: 'Insegui la mente perduta'. La conclusione, in ogni caso, sta nel detto di Shao K'ang-chieh: 'Perdere la mente è fondamentale'.
Tra le sentenze del monaco Chung-fēng vi era: 'Sii in possesso di una mente che è stata lasciata andare'. Il significato di questo aforisma è proprio uguale a quel detto di Shao K'ang-chieh che sostiene che la mente deve essere lasciata libera. Il messaggio che comunica consiste nell'ammonimento affinchè non si cerchi di arginare una mente libera nè la si leghi in un luogo.
Chung-fēng disse inoltre: 'Non prevedere la sconfitta'. Questo significa che bisogna avere una mente che saprà rimanere salda in ogni circostanza. Un uomo dovrebbe sempre ricordare che non bisogna ritirarsi mai, nemmeno se una o due volte ci si è sentiti paghi dei risultati, nemmeno se si è stanchi e tantomeno se le circostanze presentano aspetti insoliti".

Bene. Mi sembra molto interessante questo brano perchè ci ricorda in che senso la pratica della meditazione da una parte e lo stato di libertà mentale dall'altra agiscono all'unisono. Si potrebbe cioè essere perplessi nel seguire una via impegnativa relativa alla crescita interiore, in quanto apparentemente contraria alla libertà. In altre parole: se l'obiettivo è perdere la mente, perchè lavoriamo nel ricercarla, nell'investigarla? La libertà, il vuoto, l'abbandono non sono forse contrari a qualsiasi disciplina, esercizio, impegno?
Ecco, le parole di Takuan Sōhō rispondono a questo dubbio. Capiamo che 'Insegui la mente perduta' è la premessa necessaria a 'Perdere la mente è fondamentale'.

A conclusione della lezione, abbiamo ripreso il nostro corso introduttivo al messaggio del Buddha, terminando la nostra indagine riguardo il 'retto sforzo' (clicca qui).