"L'atteggiamento d'un'anima serena e tranquilla" (Marco
Aurelio)
Continuiamo a leggere alcuni brani tratti dai Colloqui con se stesso di
Marco Aurelio:
"Non può
essere vulnerato da nessun dolore, né colpito da nessuna violenza; insensibile a
ogni malvagità, atleta nella gara più sublime, [...] pronto ad accogliere
amoroso, con l'anima tutta quanta, quello che accade e quello che gli viene
assegnato, tutto; [...]. Quest'uomo sa che in suo potere è unicamente la propria
interiorità e pensa senza interruzione alle cose proprie, quelle che
l'universale connessione degli eventi gli arreca; e la prima cerca di rendere
bella; nutre fede, invece, che le seconde siano buone. In realtà il destino a
ciascuno attribuito vien portato a eguale meta del destino universale, e
parimenti a eguale destino procede. [...]
Qualora tu portassi a termine il negozio che via via ti è imposto dal momento;
se ciò tu facessi, tenendo dietro a retta ragione, con entusiasmo, vigore,
simpatia, senza fare intanto qualche altra cosa; se tu mantenessi puro il dèmone
tuo personale come se dovessi ormai renderlo di ritorno [cioè morire]; qualora
tu fossi capace di tale risultato, senza mai indugiare, senza mai nulla evitare;
qualora tu ti sentissi contento di ciò che via via vieni compiendo e contento
poi di dire sempre coraggiosamente la verità; ebbene: felice sarà la vita tua.
E non c'è nessuno in grado di mettere ostacolo a tale meta. [...]
L'unica cosa che rimane a chi è buono, come propria caratteristica, è l'amore,
l'atteggiamento d'un'anima serena e tranquilla che accolga gli eventi a lei
destinati.
Inoltre rimane la cura di non insozzare il dèmone che ha preso dimora nel nostro
petto, la cura di non turbarlo con impressioni confuse e molteplici; di
mantenerlo sereno e benigno, [...] e non dire nulla che sia contrario al vero;
non far nulla contro giustizia. [...]
Non si devierà dal sentiero che conduce a consumazione della vita, a quel punto
ove è necessario giungere puri, tranquilli, spediti, conformati al proprio
destino, senza riluttanza o violenza" (dal Libro III).
"Alcuni cercano luoghi solitari, dimore fra i campi, sulle rive del mare, sui
monti; anche tu eri solito desiderar vivamente queste cose. Ma tutto ciò è
stoltezza vera e propria, in quanto è possibile ritirarsi in se stesso in ogni
istante, quando si desidera. Oh! in nessun luogo più che nell'anima sua con
maggior tranquillità, con più facilità, un uomo può ritirarsi; soprattutto poi
chi abbia dentro così pregiate cose che solo uno sguardo ivi rivolto dona la
pace del cuore. E con questa pace voglio intendere disposizione d'ordine
perfetto. [...]
Da oggi in poi dunque devi ricordare che c'è un piccolo podere, una piccola
villa di campagna, pronto rifugio al tuo dolore; podere e villa che hanno un
nome: «interiorità tua». E soprattutto non ci sia affanno in te; nessuna
agitazione; ma libero devi essere; ma le cose devi guardarle virilmente, da uomo,
da cittadino, da destinato alla morte.
E a tua disposizione ci sono due verità alle quali potrai volgere intento
sguardo. La prima è questa: le cose non arrivano a toccare l'anima; [...] il
turbamento proviene solo dall'interiore valutazione. La seconda: tutte queste
cose che vedi, quanto rapidamente si mutano e più non sono!" (dal Libro IV).