"Non fate niente. Ma fatelo davvero" (Barry Magid)
"Non fate niente. Ma fatelo davvero" (Barry Magid)
Continuiamo a leggere alcuni brani dal testo di Barry Magid, Guida zen per non
cercare la felicità:
"Spesso le nostre pratiche [...] contengono un nucleo della
nostra peculiare spiegazione inconscia di ciò che darà un significato alla
nostra vita: Felicità. Amore. Essere liberi dai conflitti emotivi. Aiutare gli
altri. Se solo potessi ottenere e non perdere mai questa o quella qualità. Ma la nostra pratica zen [...] procede in una direzione del tutto diversa.
Qui tendiamo a sperimentare la vita dall'interno. E poiché, dall'interno, siamo
il nostro respiro, siamo il nostro corpo, siamo proprio questo momento, il
significato del momento è sinonimo dell'essere il momento, a prescindere dal suo
contenuto.
Quando etichettiamo i pensieri, in realtà ci esercitiamo a sperimentarli come un
altro aspetto ancora della nostra vita che emerge in questo momento. Il pensiero
ha uno strano modo di cercare di uscire fuori da se stesso, fuori dal momento,
addirittura fuori dal corpo, come se fosse un osservatore e un commentatore
indipendente, disincarnato, della scena che gli passa davanti. Perciò
continuiamo a riportare l'attenzione all'interno. Soltanto zazen. Soltanto
pensare. Soltanto essere questo momento. Dall'interno, chiedere quale sia il
significato della vita è come chiedere quale sia il significato di un albero,
del cielo o dell'oceano. Il significato di un albero è essere albero; il
significato del cielo è semplicemente il cielo, e così via. Da questo punto di
vista, potremmo dire che il significato di cosa sta accadendo è inseparabile da
cosa sta semplicemente accadendo. E che 'cosa' sta accadendo momento per momento
è tutta la risposta che c'è. Alla fine, non è tanto che la nostra domanda trova
una risposta, quanto che semplicemente svanisce.
Allora, la prossima volta che qualcuno vi chiede: «Cosa è il Significato della
Vita?», voi potete rispondere: «Proprio così! COSA è il significato della
vita!».
[...]
Pratichiamo lasciando stare noi stessi ed essendo semplicemente questo momento.
Essere pienamente nel momento comporta, sotto l'aspetto psicologico,
riappropriarsi di quelle parti di noi che abbiamo scisso o dissociato e, sotto
l'aspetto spirituale, riconnettersi con la vita nella sua interezza. [...]
La vita si presta di continuo a ricordarci che dobbiamo svegliarci e andare più
in profondo. Di cosa si serve per farci ricordare? Della rabbia, dell'angoscia,
dell'irrequietezza, della noia, solo per fare qualche nome, e ciascuna di queste
emozioni ci ricorda che in qualche modo la vita non si adegua a una delle nostre
aspettative nascoste. Ed è qui che dobbiamo scavare. La rabbia ci indica dove!
Dobbiamo scavare in profondo e trovare il modo di rendere consciamente espliciti
a noi stessi i modi vaghi, non completamente formulati, di plasmare
l'esperienza, che vanno a stuzzicare qualche scomodo elemento della realtà
facendo scattare quella reazione emotiva. Una volta che li abbiamo resi
espliciti, diventano semplicemente un altro pensiero ancora di cui possiamo
renderci conto mentre attraversa la nostra coscienza. Ancora quella vecchia
storia. Ma finché quei vecchi modelli non ci saranno davvero chiari e
familiari, ci daranno continuamente da fare dietro le quinte, specialmente in
quei momenti in cui pensiamo di stare soltanto seduti, non facendo niente.
Il vero zazen non è un lasciarsi andare passivi, con poca energia, durante i
periodi di pratica seduta. Lo zazen deve essere sveglio, attivo, consapevole.
Dobbiamo tenere costantemente le antenne dritte per cogliere qualsiasi immagine,
suono e sensazione che sorga nel corpo. E dobbiamo fare di quel livello di
attenzione la nostra seconda natura, come la rana che sembra seduta trasognata
sulla sua foglia di ninfea, ma che non appena passa una mosca, ZAP! Non era poi
seduta tanto passivamente.
Allora. State soltanto seduti. Lasciate stare tutto. Non fate niente. Ma fatelo
davvero" (pp. 119-123).