Iniziamo a leggere alcuni brani dal testo di Barry Magid, Guida zen per non
cercare la felicità. Barry Magid, allievo di Joko Beck, è psicanalista e
fondatore dello zendo The Ordinary Mind (New York).
"Il detto «se non è rotto, non aggiustarlo» [...] non solo ci
avverte di non andarci a impicciare con le cose che già funzionano perfettamente
bene senza il nostro aiuto, ma ci sfida a guardare più da vicino quelle cose
della nostra vita che ci sembrano rotte e che riteniamo debbano essere
aggiustate. Potrebbe essere una sorpresa riconoscere che in fin dei conti non
c'è niente che sia rotto e niente che si debba aggiustare.
[...] Sia la psicoanalisi sia la meditazione possono produrre profondi
cambiamenti nella nostra vita, ma lo fanno ciascuna in modi che non ci
aspettiamo. [...] In un senso profondo, l'una e l'altra ci cambiano insegnandoci
a lasciare tutto così com'è; ma lasciare che tutto rimanga così com'è non è ciò
che di solito volevamo o ci aspettavamo. Esistono molti tipi di terapie e di
pratiche spirituali che promettono di realizzare tutte le nostre fantasie di
automiglioramento, se non di perfezione. [...] Tutti questi 'aiutanti', e quelli
che questi aiutanti pretendono di aiutare, sono sicurissimi di cosa va storto e
di cosa lo potrà raddrizzare. Psicoanalisi e zen, ciascuno a suo modo, mettono
in dubbio quel tipo di sicurezza.
[...]
Il disagio che proviamo nei confronti della nostra mente così com'è ci viene
chiaramente mostrato da quel tipo di pensieri che io chiamo 'meta-pensieri':
pensieri su pensieri, che prendono la forma di giudizi o commenti su tutto il
processo. Sono i pensieri del tipo «Come sto andando?», o «Lo sto facendo
giusto?». Quando etichettiamo i nostri normali pensieri come pensieri sul
pranzo, progetti o sogni a occhi aperti, ne prendiamo semplicemente nota e li
lasciamo andare; ma i meta-pensieri richiedono un tipo di attenzione un po'
diverso, perché possono racchiudere in sé ogni tipo di brama, aspettativa o
giudizio su ciò che stiamo facendo e perché stiamo praticando. I meta-pensieri
ci rivelano dove e quando pensiamo di essere rotti e quali sono le nostre
fantasie di essere aggiustati o guariti. Queste fantasie di guarigione
costituiscono il nucleo centrale di quella che io chiamo la nostra pratica
segreta. Saper riconoscere con chiarezza la pratica segreta è il solo sentiero
che conduce alla pratica vera.
[...] Quale che sia il metodo di meditazione che adottiamo, inevitabilmente
cercheremo di arruolare quella pratica al servizio di una o di tante delle
nostre fantasie di guarigione. Una fantasia di guarigione è un mito
personale che usiamo per spigare cosa pensiamo che sia sbagliato in noi e nella
nostra vita e cosa immaginiamo che potrà farla andare per il meglio. [...]
'Dualismo' è un termine che il buddhismo usa per descrivere l'esperienza di
essere tagliati fuori da quel che c'è di vitale nella vita. Dovunque siamo,
sentiamo che ciò che vogliamo o di cui abbiamo bisogno sta da qualche altra
parte. Ci sentiamo isolati e alienati dalla vita [...]. Nelle nostre fantasie di
guarigione immaginiamo che cosa ci manca e al tempo stesso cerchiamo a chi dare
la colpa del perché non ce l'abbiamo. Possiamo incolpare noi stessi, o gli altri
o il destino. A volte immaginiamo che qualcun altro abbia davvero quello che
stiamo cercando e tentiamo di attaccarci a quella persona. Possiamo attaccarci
come amante, come studente, come discepolo o come paziente. [...]
Quasi sempre concludiamo che c'è qualcosa di sbagliato in noi così come siamo.
[...] Le nostre fantasie di guarigione contengono sempre al loro interno una
corrispondente fantasia di cos'è che non va in noi [...]. Perciò, quando
cerchiamo di vincere la nostra sofferenza, dobbiamo in primo luogo considerare
in quali modi abbiamo dato a noi stessi la colpa del nostro soffrire" (pp.
7-20).