"Un buon viaggiatore è colui che non sa dove sta andando” (Lin Yutang)
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

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"Un buon viaggiatore è colui che non sa dove sta andando” (Lin Yutang)

 

Il praticante è il viaggiatore di se stesso, in se stesso. Ma è un viaggiatore particolare, è quel viaggiatore di cui parla Lin Yutang quando dice: “Un buon viaggiatore è colui che non sa dove sta andando”.

Perché non sa dove sta andando? Perché lavora a un spodestamento della mente e del suo malato potere sul corpo. E quando il corpo comincia a parlare rivela la sua sapienza dionisiaca, così contraria a quella della mente. Si sa: ogni esperienza perturbante è il crollo della mente dominatrice. Italo Calvino scriveva: “Il corpo è azione violenta! Il corpo è rivendicazione di potere! [...] Il corpo s’afferma come soggetto! Il corpo è un fine e non un mezzo! Il corpo significa! Comunica! Grida! Contesta! Sovverte!”.
In questo non sapere dove sto andando c'è allora un'altra conoscenza, più vasta, che sta decretando la mia pratica. Sì, la conoscenza propria della pratica, in quanto non concettuale, non è un sapere qualcosa in particolare e per questo è così ampia. Allora il mio coraggio di praticante sta nel lasciarmi fare da essa, accorgendomi dei miei infiniti tentativi di obiettare al mio mantenere una condizione di cecità e di affidamento:

E per il resto lasciatevi accadere la vita.
Credetemi: la vita ha ragione, in tutti i casi.
Non vi osservate troppo.
Non ricavate conclusioni troppo rapide da quello che vi accade;
lasciate che semplicemente vi accada” (Rainer Maria Rilke).