"Rifiutiamo di essere asserviti a qualsiasi automatismo" (Pierre Lévy)
"Rifiutiamo di essere asserviti a qualsiasi automatismo" (Pierre
Lévy)
Continuiamo a leggere da Il fuoco liberatore di
Pierre Levy:
"Osserva, in te e attorno a te, a che punto i pensieri, le
parole e gli atti sono pregni di avidità, di aggressività, di orgoglio, di
invidia e di illusione.
[...] Il male separa l'anima dalla sua sorgente, la isola, la divide contro se
stessa e la oppone alle altre anime. Il male è questa separazione.
[...] In alcuni gruppi di esseri umani, quasi tutte le relazioni sono
strumentali: essere manipolati, manipolare, «far agire» l'altro, ottenere
qualcosa da lui. Non si comunica, non ci si esprime. Tutto ciò che si
dice ha un fine. L'affare del secolo consiste nel prendere potere o nel
dominare, da un lato, mentre si è dominati dall'altro. In questi ambienti
patologici i rapporti tra le persone somigliano a interazioni tra ingranaggi,
cinghie di trasmissione, alberi a camme, in una grande macchina di cui ognuno
tenta di prendere il controllo. La metafora popolare parla di un «nido di
serpi». Partecipare a queste società di morti-viventi soffoca l'anima.
[...] Il narcisismo e la civetteria, l'accusa e il senso di colpa, il potere e
la paura, il «bisogno di amore» e l'insensibilità, la collera e l'odio... Il
nostro ego ha come alleati naturali gli ego degli altri. Gli ego degli altri
vengono a dare manforte al nostro ego. Tutti gli ego non formano che un unico
ampio sistema di sofferenza parassita che è solo incline a estendersi e che
spinge le anime a distruggersi reciprocamente mentre beve il loro sangue.
[...] Una volta che certi automatismi emotivi e intellettuali si sono
impossessati di noi, dobbiamo nutrirli costantemente. L'automatismo si fa
passare per la parte più intima dell'io mentre è un parassita che succhia la
nostra vita. Avidità, aggressività, dipendenze, comportamenti ripetitivi,
riflessi; non solo questi automatismi ci fanno lavorare tutta la vita al loro
servizio, ma esigono anche che gli altri lavorino per loro! Rifiutiamo di essere
asserviti a un qualsiasi automatismo, che sia il nostro o quello degli altri.
Gli automatismi degli altri possono farci lavorare al loro servizio solo perché
si rivolgono ai nostri automatismi: così funziona il sistema del male, la catena
degli ego che si rinforzano reciprocamente. Ne usciamo solo attraversando la
disciplina del distacco e della presenza. Sì, l'antidoto assoluto
all'automatismo è la presenza poiché, dal momento che siamo presenti, veramente
presenti, non possiamo più essere guidati da questi automi che di solito ci
governano. Un automa non può essere presente. Un essere presente non è più un
automa.
[...] Il male non è né una persona né un'entità qualsiasi ben definita, ma
piuttosto la qualità particolare di certi processi. È comunque pratico parlarne
come di un agente, di un parassita, di un «alien» che si nutre delle nostre
nevrosi e delle nostre emozioni negative. Questo demone utilizza i nostri
concetti prefabbricati, le nostre proiezioni e tutto quanto ci può impedire di
riconoscerlo, di vedere le cose per come sono, al fine di continuare a tenerci
sotto il suo controllo. Per esempio, i membri della nostra famiglia o del nostro
ambiente sono visti come «figlia», «marito», «padre», «sposa», «madre»,
«fratello», «sorella», «figlio», invece di essere percepiti come esseri umani
che agiscono così, che ci fanno reagire cosà, che causano in noi
realmente tali emozioni. Parlo dei membri della nostra famiglia, di
quelle identità e di quelle relazioni prefabbricate. Ma tutte le funzioni, i
titoli, i rapporti convenzionali ci impediscono allo stesso modo di mettere a
nudo le anime e i rapporti fra le anime. Vediamo così di rado le persone per ciò
che sono! Ci raccontiamo tante di quelle storie sul loro conto invece di
sentire, senza alcun pregiudizio, nel nostro cuore, ciò che accade qui e
ora, fuori dall'apparenza, indipendentemente dai titoli, dai nomi, dalle
convenienze e dall'ambiente" (pp. 165-170).
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