"Sogni e pensieri sono tessuti della stessa stoffa" (Pierre Lévy)
"Sogni e pensieri sono tessuti della stessa stoffa" (Pierre
Lévy)
Iniziamo oggi a leggere alcuni brani tratti da Il fuoco liberatore di
Pierre Levy, un filosofo francese contemporaneo che solitamente dedica le sue
riflessioni sul rapporto tra contemporaneità e tecnologie dell'informazione, ma
che in questo testo ha affrontato tematiche "spirituali":
"Ogni pensiero, ogni emozione, ogni parola, ogni azione,
contribuisce a modellare il paesaggio della nostra esistenza e quello degli
altri; prepara anche il territorio per altri pensieri, altre parole, altre
azioni. [...] Le nostre scelte, le nostre parole, i nostri atti, quindi il mondo
nel quale viviamo, dipendono dai nostri pensieri. Tutto si decide nella mente.
Dal momento che ogni tua scelta dipende dai tuoi pensieri, il tuo pensiero crea
la tua vita, il tuo mondo. Presta attenzione a come i sentimenti e le idee che
ti attraversano la mente finiscono per produrre la tua esistenza. [...]
Ora, non vi è nulla di più difficile che accedere alla libertà del pensare, che
sottrarsi all'automatismo inconscio delle rappresentazioni e delle emozioni.
[...] Il pensiero automatico o pensiero parassita, quello che noi subiamo, ci
impedisce di vivere nell'attimo, di percepire il momento e di vivere felici.
Questo pensiero ci impedisce di vivere la nostra vita. Per questo è così
importante conquistare la libertà nel pensare. [...]
Osserva come l'abituale gioco dei tuoi pensieri oscilla in maniera
impercettibile nella deriva onirica nel momento in cui ti addormenti. Farai così
l'esperienza diretta che sogni e pensieri sono tessuti della stessa stoffa
d'illusione. I pensieri hanno quasi la stessa natura dei sogni: sono automatici,
si concatenano senza che noi possiamo realmente controllarli e generalmente non
corrispondono a niente di reale. I pensieri ci «prendono», ci travolgono,
proprio come le immagini di un sogno. [...] Le cose che pretendiamo essere
«reali» sono costantemente definite, categorizzate, soggette a valori, prodotte
e riprodotte dai meccanismi inconsci delle nostre associazioni mentali. così
come noi li percepiamo, i nostri oggetti di desiderio, di avversione, di
gelosia, di invidia, di paura o di risentimento sono generati dalla nostra
mente. [...] Per quanto i nostri sentimenti siano ben reali, è nell'illusione
che proviamo desiderio e avversione, speranza e paura. [...]
Mangiando uno yogurt (realtà) mi dico: «Loro hanno quello che io
non ho» (pensiero). Soffro. Non mi godo lo yogurt, né la luce del giorno, né la
fortuna di essere al mondo. Sono prigioniero di un incubo. Ma posso tornare al
momento presente, liberarmi dal sogno, risvegliarmi. Così come posso
risvegliarmi dai miei concetti, dai miei pregiudizi, dalle mie abitudini, dallo
scenario generale della mia vita.
Cos'è dunque l'«io», se non un certo concatenamento di pensieri, un modo
speciale di far sorgere emozioni e discorsi interiori, una specie di generatore
di sogni dotato di particolari scenari emotivi e discorsivi? L'«io» è un
fabbricante d'illusioni, un venditore di sogni. Il risveglio ci sottrae al
torpore e al fascino dell'«io». Smettiamo di essere prigionieri dei nostri
pensieri. Osserviamo senza tregua la loro natura arbitraria, illusoria,
ingannevole. [...]
Quando i pensieri vengono riconosciuti con chiarezza e distintamente come sogni
nel momento stesso in cui sorgono, rimane la vivacità delle percezioni. Al posto
degli oggetti, vibra un campo immenso di percezioni mutevoli e variate. Non
cose, non concetti, non giudizi, non io e il mio corpo, ma un flusso
ininterrotto e fremente d'immagini, di suoni, di sensazioni, senza un soggetto
che percepisce né qualità percepite, lo scintillio senza fine del piano di
esistenza" (pp. 20-26).
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