Prima di iniziare la pratica meditativa, abbiamo letto
una poesia di Ahmad al-'Alawi, sceicco e mistico sufi tra XIX e XX secolo.
LA VIA
L'uomo in cerca di Allah sarà soddisfatto di
una stazione lontana?
No, poichè egli non aspira ad alcunchè fra
quanto è inferiore all'Unione.
Il vero cercatore porta un segno sul volto,
sulla sua fronte splende una luce radiosa.
Egli è sempre vicino, cortese, affidabile,
risoluto, indulgente verso i censori, pronto a
onorare
il vero amico. Il suo obiettivo trascende tutti
gli obiettivi:
nulla vi è che possa ostacolarlo e il dirupo è
per lui una pianura.
A null'altro egli mira, oltre al suo bersaglio.
Da questo non lo distolgono nè l'attaccamento
alla famiglia nè il biasimo.
Bella è la definizione che, da sola
basta a qualificarlo: il cercatore della Verità.
Tale è colui che La ricerca; e solo alla cerca
di Essa
egli dirige i suoi sguardi. Poi, spogliando la
propria anima
dei difetti ch'egli vi trova, allorchè essa è
nuda
la riveste di ciò che è opposto ai difetti.
Servitore di Allah in
ogni tempo e luogo,
agli obblighi rituali stabiliti dalla Legge
di propria volontà ne aggiunge altri,
finchè la Verità sia il suo Udito, la sua
Vista,
la sua Lingua, la Sua Parola, le sue Mani e i
suoi Piedi.
Egli muore prima della sua morte per vivere nel
suo Signore,
poichè dopo questa morte avviene la migrazione
suprema.
A render conto egli chiama se stesso prima
d'esservi chiamato,
essendo in ciò il miglior supplente della Verità.
Prima del suo proprio essere, egli vede l'Essere
della Verità,
lo vede dietro di sè e da qualunque parte si
volga.
Allah solo era e null'altro con Lui.
Egli è adesso così come era, Ultimo e Primo,
essenzialmente Uno: nulla vi è tranne Lui,
l'Interiore, l'Esteriore,
senza inizio e senza fine. Checchè tu veda,
vedi il Suo Essere. Nell'Unificazione Assoluta,
in Lui non è alcuna riserva. Come l'Essenza di
Allah
potrebbe restare racchiusa sotto un velo? Là il
solo velo è la
Sua Luce.
Naturalmente siamo in un contesto molto lontano dal
buddhismo, siamo cioè all'interno della tradizione islamica. Ma sono
interessanti almeno due aspetti. Uno, nella prima parte della poesia, è questa
estrema tensione del 'cercatore della Verità' alla Verità stessa, ad Allah, il
suo più alto obiettivo, davanti al quale tutto il resto (famiglia, giudizi
della società, ecc.) cade in secondo piano. Fino ad arrivare ad una
compenetrazione totale con la Verità: Verità è il suo udito, la su vista, le
sue membra, ecc. Tra parentesi la poesia fa presenti le caratteristiche di
questo tipo di uomo: cortesia, gentilezza, affidabilità... Anche da queste
qualità lo si può riconoscere: non esiste ricerca spirituale chiusa tra le sue
quattro pareti, arroccata nella costruzione del nostro piccolo io; un'autentica
tensione verso l'alto si riverbera anche in senso orizzontale, tra le persone,
nella nostra realtà, ed ha un potere trasformativo su di essa.
Il secondo aspetto assai emblematico del sufismo e che incontriamo nella parte
finale di 'La via' è quella che viene chiamato tawid (unità e unicità di
Allah) e wahdat ul-wujud (unità dell'esistenza). L''Essere della Verità',
Allah, è ovunque, nulla esiste tranne che Lui: come se gli occhi immersi
nell'oceano della Verità non vedessero che Essa, sempre e in ogni luogo. Lo
sguardo trasfigurato, puro, alleggerito, completamente e pienamente teso a
mirare la Bellezza della Realtà, è proprio dell'uomo illuminato.
Al termine della lezione abbiamo continuato il nostro
breve corso di introduzione al messaggio del Buddha (clicca
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