Una poesia sufi
la meditazione come via
vipassana e zazen




 

home

presentazione

meditare

le lezioni

buddhismo

zen

gli esercizi

testi

bibliografia

insegnante

dizionario zen

links

stampa

cerca nel sito

email

newsletter


 




Una poesia sufi

Prima di iniziare la pratica meditativa, abbiamo letto una poesia di Ahmad al-'Alawi, sceicco e mistico sufi tra XIX e XX secolo.

LA VIA

 

L'uomo in cerca di Allah sarà soddisfatto di una stazione lontana?
No, poichè egli non aspira ad alcunchè fra quanto è inferiore all'Unione.
Il vero cercatore porta un segno sul volto,
sulla sua fronte splende una luce radiosa.
Egli è sempre vicino, cortese, affidabile,
risoluto, indulgente verso i censori, pronto a onorare
il vero amico. Il suo obiettivo trascende tutti gli obiettivi:
nulla vi è che possa ostacolarlo e il dirupo è per lui una pianura.
A null'altro egli mira, oltre al suo bersaglio.
Da questo non lo distolgono nè l'attaccamento alla famiglia nè il biasimo.
Bella è la definizione che, da sola
basta a qualificarlo: il cercatore della Verità.
Tale è colui che La ricerca; e solo alla cerca di Essa
egli dirige i suoi sguardi. Poi, spogliando la propria anima
dei difetti ch'egli vi trova, allorchè essa è nuda
la riveste di ciò che è opposto ai difetti. Servitore di Allah in
ogni tempo e luogo,
agli obblighi rituali stabiliti dalla Legge
di propria volontà ne aggiunge altri,
finchè la Verità sia il suo Udito, la sua Vista,
la sua Lingua, la Sua Parola, le sue Mani e i suoi Piedi.
Egli muore prima della sua morte per vivere nel suo Signore,
poichè dopo questa morte avviene la migrazione suprema.
A render conto egli chiama se stesso prima d'esservi chiamato,
essendo in ciò il miglior supplente della Verità.
Prima del suo proprio essere, egli vede l'Essere della Verità,
lo vede dietro di sè e da qualunque parte si volga.
Allah solo era e null'altro con Lui.
Egli è adesso così come era, Ultimo e Primo,
essenzialmente Uno: nulla vi è tranne Lui,
l'Interiore, l'Esteriore,
senza inizio e senza fine. Checchè tu veda,
vedi il Suo Essere. Nell'Unificazione Assoluta,
in Lui non è alcuna riserva. Come l'Essenza di Allah
potrebbe restare racchiusa sotto un velo? Là il solo velo è la
Sua Luce.

 

Naturalmente siamo in un contesto molto lontano dal buddhismo, siamo cioè all'interno della tradizione islamica. Ma sono interessanti almeno due aspetti. Uno, nella prima parte della poesia, è questa estrema tensione del 'cercatore della Verità' alla Verità stessa, ad Allah, il suo più alto obiettivo, davanti al quale tutto il resto (famiglia, giudizi della società, ecc.) cade in secondo piano. Fino ad arrivare ad una compenetrazione totale con la Verità: Verità è il suo udito, la su vista, le sue membra, ecc. Tra parentesi la poesia fa presenti le caratteristiche di questo tipo di uomo: cortesia, gentilezza, affidabilità... Anche da queste qualità lo si può riconoscere: non esiste ricerca spirituale chiusa tra le sue quattro pareti, arroccata nella costruzione del nostro piccolo io; un'autentica tensione verso l'alto si riverbera anche in senso orizzontale, tra le persone, nella nostra realtà, ed ha un potere trasformativo su di essa.
Il secondo aspetto assai emblematico del sufismo e che incontriamo nella parte finale di 'La via' è quella che viene chiamato tawid (unità e unicità di Allah) e wahdat ul-wujud (unità dell'esistenza). L''Essere della Verità', Allah, è ovunque, nulla esiste tranne che Lui: come se gli occhi immersi nell'oceano della Verità non vedessero che Essa, sempre e in ogni luogo. Lo sguardo trasfigurato, puro, alleggerito, completamente e pienamente teso a mirare la Bellezza della Realtà, è proprio dell'uomo illuminato.

Al termine della lezione abbiamo continuato il nostro breve corso di introduzione al messaggio del Buddha (clicca qui).