Ci si siede possibilmente sopra un panno.
Le gambe vanno incrociate. Si può scegliere uno tra i diversi modi di
incrociarle.
Primo modo: il tallone della gamba sinistra attaccato - o il più aderente
possibile - all'ano; il piede della gamba destra accostato alla tibia della
sinistra. Questa, per i più, è la posizione più comoda.
Secondo modo: è come il modo precedente, ma il piede destro lo si pone sopra al
polpaccio sinistro.
Terzo modo: è simile al secondo modo, con la differenza che il piede destro
viene appoggiato sulla gamba sinistra, il più vicino possibile all'anca. È la
cosiddetta posizione del mezzo loto.
Quarto modo: è il loto completo. Piede destro sulla gamba sinistra e piede
sinistro sulla gamba destra. È la posizione più ardua da ottenere e più faticosa
da mantenere per un tempo prolungato. Ha comunque un suo senso. Le gambe nella
posizione del loto sono completamente bloccate, incastrate: dalla cintola in giù
non c'è nessuna necessità di mantenere la postura in modo volontario. Essa si
mantiene da sé.
Sotto il sedere va posto uno spessore (fatto di coperte, o di cuscini, o usando
uno zafu - il cuscino tradizionale dello zen). Questo spessore serve a far sì
che le ginocchia vadano ad appoggiarsi a terra. Si dovrebbe formare una sorta di
treppiede ben stabile, tre punti - cioè - sui quali il corpo poggia a terra: il
sedere e le due ginocchia. Ovviamente lo spessore varia da persona a persona.
La colonna vertebrale è dritta. Le diverse vertebre devono essere allineate tra
loro. Poniamo attenzione soprattutto alla terza vertebra, che è quella che ci
permette di fare quel movimento pelvico del bacino, alla Elvis! :-) Lo spessore
sotto al sedere ci aiuterà in questo. Per il resto, saremo noi a muoverla - in
avanti o indietro - fino a porla in linea con le altre vertebre. Così facendo,
anche quella curva tra la parte bassa della schiena e la parte alta del sedere,
che si forma naturalmente quando siamo seduti nella vita ordinaria, dovrà
scomparire.
La colonna vertebrale non va solo raddrizzata, ma va mantenuta anche in uno
stato di leggero, leggerissimo allungamento. Le diverse vertebre non devono
schiacciarsi l'una sull'altra, ma mantenute a una certa distanza. Per far questo
spostiamo il nostro mento all'indietro. Attenzione: non va abbassato, bensì
spostato indietro. La parte posteriore della nuca, quindi, tenderà leggermente
verso l'alto.
In questo modo la nostra testa si allineerà di più con il nostro busto e si
inclinerà un poco verso il basso. Lo sguardo, che prima era in direzione
parallela rispetto al pavimento, ora poggia naturalmente su un punto del
pavimento stesso, più o meno a un paio di metri di distanza da noi. Teoricamente
la linea dello sguardo dovrebbe formare un angolo di 45 gradi rispetto al piano
del pavimento.
Il movimento indietro del mento avrà prodotto anche un altro effetto: quella
curva del collo, dietro, si sarà un po' distesa. Solitamente, nello zen
tradizionale soprattutto, si fa arretrare il mento a tal punto che la curva
dietro del collo scompare del tutto, distendendosi completamente. Ma il
consiglio è di mantenerla un poco, perché il contrario potrebbe provocare - e
spesso provoca in molti - disturbi e tensioni muscolari all'altezza del collo e
nella parte alta delle spalle.
Le labbra vanno chiuse. I denti vanno serrati, a meno che questo non provochi
una fastidiosa tensione mandibolare: nel qual caso, possono rimanere leggermente
distanti. La punta della lingua va appoggiata sul palato duro, possibilmente sul
punto tra il termine del palato duro e l'inizio delle gengive dei denti
superiori. In questo modo la salivazione è ridotta ai minimi termini.
Gli occhi possono rimanere chiusi oppure leggermente aperti, quasi due fessure.
In un caso si rimane ovviamente esposti ai segnali visivi esterni, ma è anche
vero che nell'altro caso - con gli occhi chiusi - i pensieri vanno a una
velocità più vorticosa. Si può provare l'uno e l'altro modo, e una volta scelto
quello che fa per noi, perseverare in esso. Nel caso gli occhi rimangano aperti,
come già detto, vanno a fissarsi su punto immaginario del pavimento a un paio di
metri da noi.
Le mani possono appoggiarsi sulle ginocchia, oppure sulle cosce - decidiamo noi
a quale altezza - oppure possono rimanere in grembo, una dentro l'altra o con le
dita incrociate. Le braccia, soprattutto nel caso le mani vengano appoggiate
sulle ginocchia o sulle cosce, vanno mantenute a una certa, anche piccola,
distanza dal busto. Non devono essere, cioè, completamente aderenti al corpo.
La leggerissima tensione necessaria per mantenere la braccia un poco distanti
dal busto, insieme alla punta della lingua sul palato duro e al mento fatto
rientrare, servono anche a ricordare a noi stessi - intanto che pratichiamo -
che stiamo praticando! Ci mantengono cioè in uno stato di lucidità, di
vigilanza, di chiarezza, lontani quindi dal pericolo del torpore, della
dimenticanza, dell'obnubilamento mentale.
Le spalle sono allineate tra loro: non cadenti in avanti e neppure tese
all'indietro a mo' militare. Una linea retta immaginaria dovrebbe passare da una
spalla all'altra. Anche le parti destra e sinistra del petto sono allineate e
parallele tra loro.
Si respira con il naso. La respirazione è addominale e non toracica. La cassa
toracica deve rimanere ferma, muovendosi solo l'addome per inspirare
(allargamento) e per espirare (svuotamento). In modo tale, le spalle non si
muoveranno in su e in giù, rimanendo alla stessa altezza.
Ci si accorgerà ben presto che stare seduti in questa maniera
non è privo di difficoltà. Dolori alla schiena, alle articolazioni, ecc. È
importante quindi perseverare nel mantenere la postura,
soprattutto ponendo mente su tutti gli aspetti che la costituiscono. Con il
tempo le giunture si scioglieranno e il nostro corpo si irrobustirà. Perseverare
non significa però costringersi in modo sconsiderato. L'impegno è un'ottima
cosa, ma cum grano salis. Non sforziamoci oltremisura.
Impegniamoci soprattutto nell'ottenere una posizione stabile, equilibrata,
armoniosa e nobile.
Una postura corretta è qualcosa di sommamente importante. Una
estrema stabilità e lucidità corporea si riverberano a livello mentale e
viceversa. Inoltre, come recita un detto zen, "zazen è shikantaza", cioè:
meditazione è mantenere la postura. Se si ha una postura completamente pulita,
stabile, equilibrata, totalmente realizzata nella sua pienezza; se si mantiene
la postura con consapevolezza, se si raggiunge uno stato di unità con la postura
stessa, se si diviene la postura stessa, se si è la postura stessa, allora non
c'è più mente e corpo, non c'è più dualità, non ci sei più tu e il tuo tentativo
di stare seduto in un certo modo. C'è solo unità, pienezza, dispiegata
realizzazione. Tutto è fermo, stabile, compatto, silenzioso. È tutto lì, non c'è
altro da raggiungere.