"La grande paura" (Lanza del Vasto)
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"La grande paura" (Lanza del Vasto)


Abbiamo ripreso questa settimana il nostro corso, che è arrivato al suo decimo anno. Quando si dice: sembrava ieri...
Abbiamo letto un brano dal testo di Lanza del Vasto, Introduzione alla vita interiore:

"La notte scendeva. La strada si addentrava nella foresta, più nera della notte.
Ero solo, inerme. Avevo paura d'avanzare, paura di tornare indietro, paura del rumore dei miei passi, paura di addormentarmi nella duplice notte.
Sentii uno scricchiolio nel sottobosco ed ebbi paura. Vidi luccicare tra i tronchi gli occhi di un animale ed ebbi paura. Poi non vidi più nulla ed ebbi paura più che mai.
Infine dall'ombra emerse un'ombra che mi sbarrò la strada: «Andiamo! Fai presto: o la borsa o la vita!».
E fui quasi sollevato dalla sua voce d'uomo, perché dapprima avevo creduto di incontrare un fantasma o un demonio.
Egli disse: «Se ti difendi per salvare la vita, prenderò prima la tua vita e in seguito la tua borsa. Ma se mi dai la tua borsa solo per salvare la tua vita, prenderò prima la tua borsa e poi la tua vita».
Il mio cuore era sconvolto, il mio cuore si rivoltava.
Perso per perso il mio cuore si rovesciò.
Caddi in ginocchio e gridai: «Tutto quello che ho prendilo, signore, e tutto quello che sono!».
Nello stesso istante la paura mi abbandonò e alzai gli occhi.
Non vi era che luce davanti a me. La foresta ne era tutta verde" (p. 298).

Ci sono tanti modi di praticare. Una pratica autentica è innanzitutto una pratica dalla voce umana. Una pratica seria è arrivare fino al fondo della questione. È un superare addirittura l'idea di pratica per salvarci la vita. O anche quella di una pratica per riempire o arricchire la nostra borsa delle 'esperienze'.Quanta retorica patetica anche sulle nostre cosiddette esperienze...
Bisogna arrivare allo sconvolgimento di tutto questo. Sì: una pratica di perdita e sconvolgimento. Do tutto, mi arrendo, giungo a una resa totale, lascio la presa, la finisco con i pugni chiusi per tenere le mie quattro certezze in croce. Perdo tutto, fino alla disfatta più totale. Non spero più nulla, non ho più nulla di prezioso da custodire, più alcuna aspettativa davanti a me. È la più definitiva delle capitolazioni. Il niente dentro e pratico per un niente davanti, fuori.
Allora lì c'è una possibilità. Inizia la luce. La questione, il suo fondo, comincia a emergere.