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Da Lampada a se stessi di Pier Cesare Bori (Florenskij e George Fox)



Da Lampada a se stessi di Pier Cesare Bori (Florenskij e George Fox)


Iniziamo oggi a leggere alcuni brani da Lampada a se stessi - Letture tra università e carcere di Pier Cesare Bori. Pier Cesare Bori, oltre ad essere professore di filosofia morale, svolge attività di volontariato presso il carcere di Bologna. Un volontariato del tutto particolare: legge, coadiuvato dal gruppo da lui fondato ("Una via") testi appartenenti alle grandi tradizioni morali d'oriente e d'occidente, antiche e moderne, seguendo un'idea di cultura come agente formativo e salvifico per l'essere umano.
Citeremo alcuni testi che Bori ha proposto in questi anni in carcere.
Partiamo da un brano del Testamento di Pavel Florenskij tratto da Non dimenticatemi:

"Amati figlioletti miei [...] eccovi una cosa che non posso non scrivere: abituatevi, educate voi stessi a fare tutto ciò che fate perfettamente, con cure e precisione; che il vostro agire non abbia nulla di impreciso, non fate niente senza provarvi gusto, in modo grossolano... Chi agisce con approssimazione, si abitua anche a parlare con approssimazione e il parlare grossolano, impreciso e sciatto coinvolge in questa indeterminatezza anche il pensiero.
Cari figlioletti miei, non permettete a voi stessi di pensare in maniera grossolana. Il pensiero è un dono di Dio ed esige che si abbia cura di sé. Essere precisi e chiari nei propri pensieri è il pegno della libertà spirituale e della gioia del pensiero" (pp. 24-25).

Un altro testo, questo è di George Fox, il fondatore del Quaccherismo ed è tratto da una sua lettera del 1652:

"Sottomettetevi, e il potere verrà. Riposando sul fondamento di ogni rivelazione, state fermi e tranquilli e la forza verrà, subito. State fermi e tranquilli nella luce, sottomettetevi ad essa, e tutto il resto tacerà e scomparirà, e la gioia verrà. E quando verranno tempeste e travagli, sprofondatevi in quanto è puro, tutto tacerà e svanirà" (pp. 30-31).

Altri brani dalle sue lettere:

"Sii calmo e freddo nella mente e nello spirito, distaccato dai tuoi stessi pensieri, e sentirai il principio divino che volge la tua mente al Signore Dio, da cui riceverai quella forza e quel potere da cui la vita proviene, per calmare ogni tempesta e ogni vento [...]. Perciò arresta un momento il tuo pensare, il tuo cercare, desiderare, immaginare e dimora nel principio divino che è in te [...].
Sii fermo e silenzioso nella mente, abbandonando ogni pensiero sapiente, abile o sottile che possa passare nella tua mente, e poniti semplicemente dinanzi a Dio, senza prefiggerti alcun risultato. [...]
Voi dovete morire nel silenzio, morire con la vostra sapienza, la vostra conoscenza, la vostra ragione, la vostra intelligenza.
Dimorate in attesa nella vita, sarete oltre alla parola" (p. 34).