"Bisogna capire la dualità" (Jiddu Krishnamurti)
la meditazione come via
tra vipassana e zazen




 

home

presentazione

meditare

le lezioni

buddhismo

zen

tantra

gli esercizi

testi

poesie

bibliografia

insegnante

dizionario zen

stampa

cerca nel sito

email

seminari

newsletter


 


 

"Bisogna capire la dualità" (Jiddu Krishnamurti)


Abbiamo continuato a leggere alcuni brani tratti da Il libro della vita. Meditazioni quotidiane di Jiddu Krishnamurti:

"Qualsiasi conflitto, che sia fisico, psicologico o intellettuale, è uno spreco di energia. È straordinariamente difficile rendersene conto e liberarsi da ogni conflitto, perché quasi tutti noi siamo stati educati a lottare, a fare sforzi. Questa è la prima cosa che ci insegnano a scuola: fare sforzi. Così continuiamo a lottare e a sforzarci per tutta la vita. Per essere buoni è necessario lottare; bisogna combattere il male, bisogna essere capaci di resistere, di controllarsi. Così, in qualsiasi campo, da quello dell'educazione a quello sociologico o religioso, agli esseri umani si insegna a lottare. Vi dicono che per trovare Dio dovete lavorare, dovete sottoporvi a una disciplina, dovere praticare degli esercizi, dovete torturare la vostra anima, tormentare la vostra mente e il vostro corpo; dovete rifiutare, reprimere; non dovete guardare certe cose; dovete lottare, lottare sempre per ottenere qualcosa al cosiddetto livello spirituale, che in realtà non è affatto spirituale! [...] ...In qualunque direzione ci muoviamo, noi non facciamo altro che sprecare energia. E questo spreco di energia è fondamentalmente conflitto [...]. Quando si è creata una dualità, il conflitto diventa inevitabile. Allora bisogna capire la dualità, come si produce e come funziona. [...] È quando facciamo uno sforzo per separare l'idea dal fatto che sprechiamo energia" (p. 173).

Anche nella pratica. C'è spesso questa dualità, la dualità tra ciò che sento e ciò che vorrei sentire, tra ciò che sono e ciò che vorrei diventare. E la pratica per me diventa dunque quella speranza di traghettarmi da una riva all'altra. È allora una pratica all'insegna dello sforzo, della violenza, del non crollo, della non immersione nel sentito, è una pratica che non sa di fiducia, di gentilezza con me stesso, di amore per ciò che è. Se cerco qualcosa nella pratica, diventa una tecnica.