"La routine quotidiana è la pratica dell'intimità" (Dainin Katagiri)
"La routine quotidiana è la pratica dell'intimità" (Dainin
Katagiri)
Continuiamo a leggere alcuni brani tratti da Ritorno al
silenzio di Dainin Katagiri:
"L'obiettivo finale è la nostra partecipazione all'intimità.
Dobbiamo viverci dentro. [...]
Se, attraverso l'intimità, vediamo la forma, in quel momento diventa un oceano
molto sereno in cui si riflettono tutti gli esseri senzienti. A rigor di
termini, non si tratta di un riflesso. L'oceano e la totalità dei fenomeni sono
una cosa sola, procedono insieme. Questo è il samādhi. Non c'è distanza fra
loro. La forma diventa uno specchio lucido in cui tutti gli esseri senzienti
procedono insieme. La forma è la totalità degli esseri in azione. Non è una cosa
morta, è sempre in movimento. E non è altro che pratica. Se vedete la forma come
una cosa senza qualità, senza profondità, [...] se usate la forma come un mezzo,
sarà una cosa morta. La forma non è un mezzo per raggiungere qualcosa. La forma
è di per sé molto importante, perché è veramente profonda e insondabile.
[...] Imparare il legame che unisce tutti gli esseri alla vita. Questo è il
significato ampio della forma, il suo significato universale.
Il rituale occupa tutta la giornata. Ci alziamo e ci laviamo i denti, ci laviamo
la faccia, ci vestiamo; sono tutte forme attraverso le quali se vi applichiamo
una concentrazione perfetta, possiamo sperimentare il samādhi. Non c'è bisogno
di un rituale religioso per sperimentare questa unità. Comprare un gelato può
essere un rituale molto profondo. Ecco perché dipende dall'atteggiamento
individuale, da come ci rapportiamo alla forma, se lo facciamo sentendolo
profondamente o con superficialità. Lavarsi la faccia è una forma, ma se ci
laviamo la faccia solo per avere un bell'aspetto sarà forma nel senso ordinario.
[...]
L'esperienza dell'intimità non è una pratica particolare, separata dalla vita
quotidiana. Dobbiamo vedere l'intimità nella forma della routine quotidiana. La
routine quotidiana è la pratica dell'intimità. È la pratica fondamentale da
portare avanti per tutta la vita.
[...] Toccare le corde del cuore è il senso puro dell'esperienza. È importante
per noi. Il Buddhismo sottolinea costantemente questo punto.
Hui ch'ao domandò a Fa Yen: «Che cos'è il buddha?». Rispose Fa Yen: «Sei tu, Hui
ch'ao», nel senso che «Tu stesso sei buddha». Questo 'tu sei il buddha' è
qualcosa che si sperimenta toccando le corde del cuore. [...] Noi lo chiamiamo
buddha. Sei tu, perché senza di te non può esserci esperienza, non si può
conoscere nulla. Il senso puro dell'esperienza, che chiamiamo 'toccare le corde
del cuore', è tipicamente al di là delle spiegazioni. [...]
La pratica dello Zen si concentra sempre sul senso puro dell'esperienza. Toccare
il cuore è completamente al di là della soddisfazione o insoddisfazione
individuale. Non dovete fare altro che tendere costantemente e direttamente alla
pura esperienza di toccare il cuore. [...] Noi però non siamo soddisfatti,
perché valutiamo sempre sulla base della nostra coscienza. Ma ciò che viene
valutato dalla coscienza non vi porterà mai a toccare il nucleo profondo della
vostra esperienza.
[...] In altre parole, toccare il cuore significa far vibrare le sue corde fino
a portarle al loro stato fondamentale. [...]
Non è un fatto emotivo o sentimentale, in cui facilmente si è disorientati, e
nemmeno è un fatto intellettuale; è un'attività fermamente e chiaramente
radicata nella realtà del proprio essere.
[...] Un maestro di Zen dice:
La brezza nel dipinto sumi
Com'è fresca!
Anche l'unità scompare
Quando culmina nel non-due.
[(La pittura sumi è uno stile monocromatico giapponese e
cinese molto influenzato dallo zen)].
'Due' sta a significare il mondo dualistico. Per esempio, se volete nuotare, c'è
l'oceano e ci siete voi. È dualistico. 'Culminare nel non-due' significa
tuffarsi nell'oceano. L'oceano e voi diventate uno. Questo è lo stato finale del
diventare uno. In altre parole, l'unità non è un'idea di unità. L'unità fra voi
e l'oceano è qualcosa di attivo, qualcosa che non lascia traccia di forma.
Attività significa movimento costante, momento per momento. [...] Quando
cogliete sul fatto l'attività, diventa forma, o esperienza. Ma al centro
dell'attività, non c'è forma. Non dovete far altro che esserci. Questa è unità.
L'unità è il ritmo dell'identità fra l'oceano e voi. Allora lo chiamiamo 'nuotare'.
Nuotare è invariabilmente nuotare. Se l'efficienza del vostro corpo fa difetto,
non potete nuotare. Perciò tutto il corpo e tutta la mente devono funzionare
armonicamente; questo è 'nuotare'. Non resta alcuna traccia di forma. Ecco
perché il maestro di Zen dice: «Anche l'unità scompare quando culmina nel
non-due». [...] Non è una cosa morta. È qualcosa di cui bisogna accorgersi. È
fresca. «Com'è fresca», significa che non potete spiegarla, ma potete sentire
quanto è fresca. E questo è l'importante" (pp. 66-71).