"Chi è che desidera diventare un Buddha" - Bassui (Philip Kapleau)
"Chi è che desidera diventare un Buddha" - Bassui (Philip
Kapleau)
Continuiamo a leggere dalle lettere scritte da Bassui Tokusho e presentate nel
testo di Philip Kapleau,
I tre pilastri dello zen:
"Per diventare Buddha dovete scoprire chi è che desidera
diventare Buddha. Per conoscere questo Soggetto dovete incominciare subito a
esaminarvi a fondo, chiedendovi: «Chi è che pensa in termini di bene e male, chi
è che vede e sente?». [...]
Tra i Buddha e gli esseri senzienti vi è lo stesso rapporto che esiste tra
l'acqua e il ghiaccio. Il ghiaccio, come una pietra o un mattone, non può
scorrere. Ma una volta liquefatto scorre liberamente adattandosi allo spazio
circostante. Finché si resta nello stato di illusione si è simili al ghiaccio.
Dopo la realizzazione si è completamente liberi come l'acqua. Allora si
comprende che tra il Buddha e gli esseri ordinari non c'è alcuna differenza,
eccetto che per quanto riguarda l'illusione. Ma quando anche questa si è
dissolta si ha l'identità perfetta.
[...]
Quando dormite o lavorate, quando state in piedi o seduto, chiedetevi: «Che
cos'è la Mia Mente?», cercando di osservare la fonte da cui scaturiscono tutti i
pensieri. Che cos'è il soggetto che in questo istante percepisce, pensa, lavora,
va e torna? Per conoscerlo dovete stare profondamente assorto di fronte a questa
domanda. [...] Anche se questa domanda penetra sempre più profondamente, non
riuscirete a dare alcuna risposta e alla fine vi troverete in un vicolo cieco,
con la mente del tutto confusa. In ciò che chiamiamo 'io' o 'mente' non
troverete nulla di concreto. Ma chi è che comprende tutto ciò? Continuate a
esaminarvi più in profondità e quella stessa mente che ha scoperto che non
esiste nulla svanirà essa stessa; e allora non sarete più cosciente di questa
domanda ma soltanto della vacuità. Quando sarà svanita anche la consapevolezza
della vacuità, comprenderete che non esiste il Buddha al di fuori della Mente né
la Mente al di fuori del Buddha.
[...] Nello zazen non bisogna provare avversione per i pensieri, né lasciarsi
affascinare da essi. Con la mente volta verso l'interno, osservate risolutamente
la fonte dei pensieri e le sensazioni e le percezioni illusorie su cui sono
fondati finiranno per sparire. Questa tuttavia non è ancora l'autorealizzazione,
nonostante la mente divenga luminosa e vuota [...]. Ora più che mai dovete
ricercare quella mente che è il soggetto dell'udito [ma anche della vista, del
tatto, del pensiero, ecc.]. [...] Lo spazio vuoto [...] non può essere né visto
né udito; tuttavia, dentro di voi c'è qualcosa che sente e distingue i suoni.
Chi o che cos'è? Quando questa domanda vi avrà completamente infiammato, tutte
le distinzioni fra bene e male, la coscienza dell'essere e della vacuità,
svaniranno come una luce che scompare in una notte tenebrosa. Benché non siate
più cosciente di voi, potete ancora sentire e sapere che esistete. Per quanto
cerchiate di scoprire il soggetto che sente, tutti i vostri sforzi saranno
inutili e vi troverete a un punto morto. Ma all'improvviso la mente si aprirà
all'illuminazione e vi sentirete come resuscitato [...], comprenderete che la
Mente stessa è Buddha" (pp. 176-183).