"La sostanza fondamentale di ogni essere senziente" - Bassui (Philip Kapleau)
"La sostanza fondamentale di ogni essere senziente" - Bassui (Philip
Kapleau)
Nella sezione dedicata a Bassui Tokusho presente nel testo di Philip Kapleau
I tre pilastri dello zen sono tradotte, oltre al Discorso del Dharma
sulla Mente Unica, anche le lettere che Bassui scrisse ad alcuni suoi
allievi. Leggiamo alcuni brani dalla prima di queste lettere:
"La totalità del proprio essere è la Natura di Buddha. La
totalità del proprio essere è la Grande Via. L'essenza di questa Via è
intrinsecamente immacolata e trascende tutte le forme. [...] La Mente dell'Uomo
è l'essenza costitutiva di tutti i Buddha. [...] È l'oggetto del vedere e del
sentire, di tutti i sensi. Chi comprende pienamente tutto ciò è un Buddha [...].
Una volta un uomo fu invitato a casa da un amico. Mentre beveva del vino che
quello gli aveva offerto, credette di vedere nel bicchiere un piccolo serpente.
Non volendo mettere in imbarazzo il suo ospite facendoglielo notare, si fece
coraggio e lo vuotò d'un fiato. Mentre tornava a casa sentì forti dolori allo
stomaco. Gli furono somministrate molte medicine ma invano e l'uomo, ormai
gravemente malato, sentiva di essere vicino alla morte. Il suo amico, messo al
corrente di ciò, lo fece condurre di nuovo a casa sua, lo fece sedere nello
stesso posto e gli offrì di nuovo del vino dicendogli che era una medicina; non
appena il malato sollevò il bicchiere per bere, vide di nuovo il piccolo
serpente. Ma questa volta lo fece notare al suo ospite. Senza dire una parola,
quest'ultimo indicò un punto del soffitto dal quale pendeva un arco. Subito il
malato comprese che il 'serpente' era un semplice riflesso dell'arco. I due
allora si guardarono l'un l'altro e presero a ridere. Il malato non sentì più
dolore e riacquistò la sua salute.
La stessa cosa accade quando si diviene Buddha. Il Patriarca Yoka diceva:
«Quando si comprende la vera natura dell'universo si comprende che non c'è né
realtà soggettiva né realtà oggettiva. In quel preciso momento le formazioni
karmiche che potrebbero precipitarci nel più profondo degli inferni vengono
cancellate». Questa natura reale è la sostanza fondamentale di ogni essere
senziente. Tuttavia l'uomo non riesce a credere che la sua Mente sia essa stessa
la Grande Totalità intuita dai Buddha e perciò si attacca alle forme esteriori e
cerca la verità al di fuori di sé, tentando di diventare un Buddha per mezzo di
pratiche ascetiche. [...] Si trova nella stessa condizione di colui che si
ammalò credendo di aver ingoiato un serpente. Non gli furono di aiuto i rimedi
più svariati, ma riacquistò subito la salute non appena comprese la verità.
Perciò non dovete fare altro che guardare nella vostra Mente; nessuno può
procurarvi una panacea. [...] Chi non vede la vera natura delle cose confonde
l'ombra con la sostanza. In altre parole, nello zazen lo stato di vacuità e di
quiete che deriva dalla diminuzione dei pensieri viene spesso confuso con quello
che noi chiamiamo il nostro Volto prima della nascita dei genitori. Ma anche
questa serenità è come un'immagine riflessa sull'acqua. Bisogna arrivare al di
là di quello stadio in cui la ragione non risulta di alcuna utilità" (pp.
175-176).
Due parole sulle ultime righe di questo brano. L'apice della
realizzazione è dunque il superamento di qualsiasi elemento dualistico, quindi
anche di quel piacere - certo sottile, certo tutto spirituale - che è proprio di
una pratica meditativa avanzata. Lo stadio ultimo è caratterizzato da "un
assorbimento meditativo che è al di là del piacere e del dolore ed è purificato
dall'equanimità e dalla consapevolezza", come recita un sutra del Buddha (Mahāsatipaṭṭhānasuttanta,
21).