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Due detti di Joshu Abbiamo letto due detti del maestro Joshu, un maestro zen molto famoso vissuto tra l’ottavo e il nono secolo: “Un monaco chiese: «Perchè
non posso vedere la verità?». “Un monaco chiese: «Ho
intenzione di andare a sud per studiare il Buddhismo. Cosa ne pensate?». Questi detti sono
entrambi volti all'eliminazione dell'atteggiamento dualistico. Ricordiamo che
dualistica è quella mente per la quale vi è una frattura netta tra soggetto e
oggetto. Quella mente ad esempio che intende la verità come un 'qualcosa' da
cercare, da vedere davanti a sè: appunto una oggettivazione del concetto di
verità. Ma la verità, risponde Joshu, non è qualcosa che è qui o là, è in una
situazione piuttosto che in un'altra. La verità consiste semplicemente
nell'essere nella situazione nella quale si è, riconoscendola nella sua
incontrovertibile presenza, fruendone attraverso l'eliminazione di tutto ciò che
si interpone tra noi ed essa. Per questo va abbandonato ('lasciare la presa'
diciamo spesso) lo stupido desiderio di cercare la verità. Cercare è dualismo.
Ma anche arroccarci nelle nostre quattro pretese verità (rispetto ad un resto
che riteniamo esserne al di fuori) è similmente dualismo. Se si perde tutto
questo, se si perde la verità intesa in questo senso, la si scopre. Era sempre
lì: eravamo noi ad essere altrove. Lo capiamo anche durante la pratica: cosa c'è
di più semplice, stupido, banale della respirazione? Eppure una volta centrati
su essa, com'è tutto chiaro, come sa tutto di verità!
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