In questa poesia (di un grande poeta brasiliano, morto nel
1987) José è ciò che è, al di là dei sentimenti passeggeri, dei pensieri
mutevoli, delle situazioni contingenti, degli stati d'animo indotti, delle
conferme sociali, ecc. Chi è José?
E ora, José?
La festa è finita,
la luce si è spenta,
la gente è partita,
la notte è ghiacciata,
e ora, José?
e ora, che è di te?
di te che non hai nome,
che prendi in giro gli altri,
di te che fai versi,
che ami, protesti?
e ora, José?
Sei senza una donna,
sei senza discorso,
senza tenerezza,
ora non puoi più bere,
non puoi più fumare,
non puoi neppure sputare,
la notte è ghiacciata,
non è arrivato il giorno,
non è arrivato il tram,
non è arrivato il riso,
nemmeno l'utopia
e tutto è finito
e tutto si è ammuffito,
e ora, José?
E ora, José?
La tua dolce parola,
la gola, la dieta,
il tuo istante di febbre,
la tua biblioteca,
il tuo giacimento d'oro,
il tuo vestito di vetro,
la tua incoerenza,
il tuo odio: e ora?
La chiave nella mano,
tenti aprire la porta,
non esiste porta;
vuoi morire nel mare,
ma il mare è seccato:
vuoi ritornare a Minas,
Minas non c'è più.
José, e ora?
Magari tu gridassi,
magari tu piangessi,
magari tu suonassi
il valzer viennese,
magari tu dormissi,
magari ti stancassi,
magari tu morissi...
Ma tu non muori,
tu sei duro, José!
Solo nell'oscurità,
come un animale selvatico,
senza teogonia,
senza parete nuda
alla quale appoggiarti,
senza cavallo nero,
la gola e la dieta,
tu avanzi, José!
Verso dove, José!