"Non si tratta di liberarsi del mondo, ma del mio mondo"
(Alexandre Jollien)
Continuiamo a leggere brani da Alexandre Jollien,
Il filosofo nudo. Piccolo trattato sulle passioni:
"Ultimo appuntamento dal medico per un prelievo di
sangue: più mi sforzavo di non muovermi, più il mio braccio, spastico, ne
combinava di tutti i colori. Sentimento di totale impotenza rispetto a un corpo
ribelle. All'improvviso mi si è imposta una parola: «D'accordo!» E la lotta si è
poco a poco pacificata, la calma è giunta nonostante me. Amo ciò che il
corpo insegna.
«D'accordo!». [...]
Voglio esercitarmi all'abbandono. Non si tratta di gettarmi in alto mare per
imparare a nuotare, ma di praticare ad ogni occasione, fare del quotidiano il
luogo profondo dell'esercizio.
[...] Ho il presentimento che al fondo di ogni grande gioia ci sia un cuore che
si allarga, un essere che ritrova la sua dimensione: meno si fa caso a se
stessi, meno si soffre. Incontrare veramente l'altro, ascoltarlo, vi
contribuisce senz'altro. [...]
È una specie di legge paradossale che percepisco in maniera sempre più chiara:
la gioia decentra. [...]
Aprirsi, aprirsi, ecco l'ascesi! [...]
Non si tratta di liberarsi del mondo, ma del mio mondo, delle etichette
che classificano il reale, mi separano da esso e mi rinchiudono nella prigione
dei miei pensieri [...]
Guadagno del giorno: [...] è il reale che guida i miei passi, solo così posso
perseverare e progredire. L'ascesi procede insieme alla gioia, conduce allo
spogliamento di sé e non alle mortificazioni o alle privazioni tristi. [...] Osservare «Guardare, ma non toccare!» Simili parole possono frenare la curiosità dei
bambini nei musei. Ma non dovrebbero invece eccitare la mia, durante la visita
del mio museo interiore? Insomma, non riesco mai ad osare il non agire, né
guardare senza toccare (senza fuggire, senza iniziare qualcosa) i
paesaggi intimi che la mia ignoranza [...] vela fin troppo spesso. Un riflesso
curioso e molto potente vorrebbe che io prendessi delle decisioni senza alcuna
proroga, vorrebbe che mi cambiassi. Perché non lasciarsi sprofondare fino
alla regione dell'affettività invece di legarsi ai giudizi e ai pensieri? Non si
tratta forse di conoscere tutto, di conoscersi a fondo? Soltanto vedere ed esaminare [...].
Io sono questa porta, questa neve, sono quella passante che cammina in fretta.
Accolgo i miei fragili passi sulla neve senza alcun giudizio. In breve. faccio
saltare le distanze che mi separano dal mondo, le barriere interiori che mi
dividono dalla realtà per sposare il reale senza giudicarlo. [...] Assorbirsi in
ciò che si percepisce per dimenticare l'io. [...]
Di fronte al cedro ho preso coscienza del fatto che vivo nei miei pensieri, che
mi separo dal mondo, che lo smembro con mia grande sofferenza [...]. Giudico il
reale di continuo [...]. Ebbene, il cedro non serve a nulla: è. È là,
semplicemente. Comincio a godere del fatto che la vigilanza non si opponga alla
distensione" (pp. 50, 53, 58, 62, 66-67, 74-75).