Questo
opuscolo si propone di essere uno strumento introduttivo alla pratica della
Meditazione di Visione Profonda, secondo l'insegnamento che viene dato nella
tradizione del Buddhismo Theravada. Per utilizzare questa introduzione non è
necessario avere familiarità con gli insegnamenti del Buddha; tuttavia una
conoscenza del genere può essere di aiuto per rendere più chiara la
comprensione che può svilupparsi per mezzo della meditazione.
Lo scopo
della Meditazione di Visione Profonda non è dare vita a un sistema di credenze;
piuttosto, esso consiste nel fornire una guida su come vedere con chiarezza la
natura della mente. In questo modo si acquista una comprensione in prima persona
di come le cose sono, senza affidarsi a opinioni o teorie; un'esperienza
diretta, che è vitale di per sé. Inoltre, ciò fa nascere quel senso di calma
profonda che proviene dal conoscere qualcosa nel nostro intimo, al di là della
dimensione del dubbio.
La
Meditazione di Visione Profonda è un fattore chiave del sentiero che il Buddha
ha offerto per il bene degli esseri umani; l'unico criterio è metterla in
pratica! Queste pagine, pertanto, descrivono una serie di esercizi di
meditazione e danno dei suggerimenti sul modo di utilizzarli. L'efficacia è
maggiore se si segue la guida progressivamente, lavorando con cura su ogni
sequenza di istruzioni prima di passare oltre.
Il
termine "meditazione di visione profonda" (samatha-vipassana) fa
riferimento a pratiche mentali che sviluppano calma (samatha) per mezzo
dell'attenzione prolungata e visione profonda (vipassana) per mezzo della
riflessione. Una tecnica fondamentale per sostenere l'attenzione consiste nel
concentrare la consapevolezza sul corpo; tradizionalmente la si pratica nella
meditazione seduta, oppure in quella camminata. La guida inizia con qualche
consiglio al riguardo.
La
riflessione si presenta in modo del tutto naturale più in là nel tempo, quando
ci si trova 'a proprio agio' nell'esercizio di meditazione. Si prova un senso di
agio e di interesse, ci si comincia a guardare intorno e la mente che medita
comincia a divenirci familiare. Questo 'guardarsi intorno' si chiama
contemplazione, è un modo di vedere personale e diretto che una tecnica, quale
che sia, può suggerire soltanto in modo indiretto. Nella seconda sezione del
testo sono esposte alcune idee e indicazioni pratiche al riguardo.
Stando
seduti è agevole concentrare la mente sul corpo. Dovreste trovare un momento e
un luogo che vi consentano di rimanere calmi e indisturbati.
Una
stanza silenziosa, senza una quantità di oggetti che possano distrarre la
mente, è ideale; un ambiente luminoso e spazioso fa un effetto di nitore e
chiarezza, mentre una stanza ingombra e male illuminata fa l'effetto opposto.
Anche la scelta del tempo ha importanza, in particolare perché per la maggior
parte delle persone le giornate si svolgono secondo uno schema fisso. Non è
particolarmente produttivo meditare quando si ha qualcos'altro da fare, o quando
si ha fretta. E' meglio riservare un periodo - ad esempio, la mattina presto o
la sera, dopo il lavoro - nel quale potete dare sul serio e pienamente la vostra
attenzione alla pratica. Cominciate con una quindicina di minuti. Praticate con
sincerità, con i vostri limiti di tempo e di energia, ed evitate che la
pratica, pur abituale, divenga un automatismo. La pratica meditativa, sostenuta
da un'autentica volontà di investigare e di fare pace con sé stessi, si
svilupperà naturalmente in termini di durata e di destrezza.
Consapevolezza
del corpo
Lo
sviluppo della calma è aiutato da una postura stabile e da uno sforzo costante
ma sereno. Se vi sentite irrequieti non c'è pace; senza un'applicazione
deliberata si tende a fantasticare. Una delle posizioni più efficaci per
coltivare la combinazione appropriata di quiete ed energia è quella seduta.
Adottate
una postura che mantenga la schiena eretta senza tensione. Una semplice sedia
con lo schienale dritto può riuscire utile, oppure forse siete in grado di
sedervi in una della posizioni del loto. (note
sulla posizione). Dapprima queste posizioni possono sembrare innaturali; col
passare del tempo, però, esse possono conferire uno straordinario equilibrio
tra fermezza e delicatezza, che allieta la mente senza affaticare il corpo.
Inclinare
il mento leggermente verso il basso aiuta; non fate però pencolare il capo in
avanti perché questo favorisce la sonnolenza. Tenete le mani in grembo, con le
palme in alto, l'una poggiata lievemente sull'altra e in modo che le punte dei
pollici si tocchino. Prendetevi il tempo che ci vuole, e arrivate al giusto
equilibrio.
Adesso
raccogliete l'attenzione e cominciate a percorrere con essa il corpo,
lentamente. Notate le sensazioni. Sciogliete le tensioni, specialmente quelle al
viso, al collo e alle mani. Chiudete, o socchiudete, le palpebre.
Investigate
come vi sentite. Ansiosi o tesi? Poi allentate un po' l'attenzione. E' probabile
che in questo modo la mente si calmi, e può darsi che si presentino dei
pensieri - riflessioni, fantasticherie, ricordi, oppure dubbi se state facendo
correttamente l'esercizio! Invece di assecondare o contrastare questi pensieri,
date più attenzione al corpo, esso è un utile ancoraggio per una mente che
divaga.
Coltivate
uno spirito di ricerca nel praticare la meditazione. Prendetevi il tempo che ci
vuole. Portate l'attenzione, ad esempio, dalla cima del capo giù per tutto il
corpo, sistematicamente. Notate le differenti sensazioni - come calore,
palpitazioni, sensibilità attenuata o accentuata - nelle articolazioni di ogni
dito, l'umido delle palme delle mani, i battiti al polso. Anche aree nelle quale
può darsi che non si avvertano sensazioni particolari, come gli avambracci o i
lobi delle orecchie, possono essere 'percorse' in modo attento. Notate come
anche l'assenza di sensazioni sia qualcosa della quale la mente può
essere consapevole. Questa costante e prolungata investigazione si chiama
consapevolezza (sati) ed è uno degli strumenti fondamentali della
Meditazione di Visione Profonda.
Consapevolezza
del respiro (anapanasati)
Anziché
col 'percorrere il corpo', oppure dopo un periodo preliminare di questa pratica,
la consapevolezza può essere sviluppata per mezzo dell'attenzione al respiro.
Dapprima
seguite la sensazione del respiro che fluisce attraverso le narici e riempie il
torace e l'addome. In seguito cercate di mantenere l'attenzione su un punto
determinato, come il diaframma, oppure - localizzazione più sottile - le
narici. Il respiro ha una qualità che induce calma, è solido e rilassante se
non viene forzato; a ciò contribuisce una postura eretta. La mente può
divagare; voi però, pazientemente, ritornate al respiro.
Non è
necessario sviluppare la concentrazione fino al punto di escludere ogni altra
cosa tranne il respiro. Qui lo scopo, piuttosto che creare uno stato di trance ,
è quello di farvi notare il lavorio della mente e di apportare una certa
quantità di tranquilla chiarezza in essa. Nel suo insieme il processo -
raccogliere l'attenzione, notare il respiro, notare che la mente ha divagato e
ristabilire l'attenzione - sviluppa consapevolezza, pazienza e capacità di
comprendere in profondità. Perciò non fatevi fuorviare da quello che sembra un
'fallimento'; semplicemente, ricominciate. Continuare in questo modo fa sì che
alla fine la mente si calmi.
Se siete
molto irrequieti o agitati, rilassatevi. Praticate a essere in pace con voi
stessi, dando ascolto alle voci della mente - senza necessariamente dare loro
credito.
Se
avvertite sonnolenza, siate più accurati e attenti nei confronti del corpo e
della postura. In situazioni del genere cercare di rendere più sottile
l'attenzione o perseguire la tranquillità non farà altro che peggiorare le
cose!
Molti
esercizi di meditazione, come quello precedente di 'consapevolezza del respiro',
si praticano nella posizione seduta. Di solito, peraltro, alla modalità di
meditazione seduta si alterna quella camminata. Quest'ultima, a parte il fatto
che fornisce cose diverse da notare, è un modo appropriato di immettere energia
nella pratica qualora l'effetto calmante della meditazione seduta vi inducesse
al torpore.
Se
potete muovervi all'aperto, stabilite come percorso per la meditazione un tratto
di 25-30 passi (oppure un percorso ben definito fra due alberi). Ponetevi a una
estremità del percorso e portate l'attenzione sulle sensazioni del corpo.
Iniziate mantenendo l'attenzione sulla sensazione del corpo eretto, con le
braccia sciolte con naturalezza e le mani congiunte, senza stringerle, davanti o
dietro. Guardate un punto a terra davanti a voi, a circa tre metri, evitando così
distrazioni visive. Ora camminate, senza tensione, con passo misurato ma 'normale',
fino all'altra estremità del percorso. Fermatevi. Portate l'attenzione sul
corpo eretto per la durata di un paio di respiri. Voltatevi, e tornate indietro.
Mentre camminate siate consapevoli del fluire delle sensazioni fisiche nel loro
insieme, oppure, più specificamente, portate l'attenzione ai piedi che entrano
in contatto con il terreno, agli spazi fra un passo e l'altro, alle sensazioni
del fermarsi e del ripartire.
La mente
divagherà, è scontato. Perciò è importante coltivare la pazienza e la
determinazione a cominciare di nuovo. Adeguate il passo allo stato in cui si
trova la mente: vigoroso quando è sonnolenta o è presa da pensieri ossessivi,
fermo ma dolce quando è irrequieta e impaziente. Alla fine del percorso,
fermatevi; inspirate, espirate; 'lasciate andare' ogni irrequietezza,
preoccupazione, calma, beatitudine, ricordi od opinioni su voi stessi. Il
'chiacchiericcio interiore' può arrestarsi momentaneamente, o dissolversi.
Ricominciate. In questo modo inducete continuamente freschezza nella mente e le
consentite di procedere al ritmo che le è congeniale.
In spazi
più limitati modificate la lunghezza del percorso secondo le disponibilità. In
alternativa potete fare il giro di una stanza, fermandovi e rimanendo fermi per
qualche momento a ogni giro compiuto. Il tempo in cui rimanete fermi può essere
prolungato fino ad alcuni minuti, applicando la tecnica del 'percorrere il
corpo'.
Camminare
porta energia e fluidità nella pratica; mantenete stabile il passo e lasciate
che la mente sia attraversata dalle condizioni mutevoli. Invece di pretendere
che la mente sia quieta come potrebbe esserlo quando siete nella posizione
seduta, contemplate il fluire dei fenomeni. E' notevole quante volte possiamo
trovarci presi in una serie di pensieri concatenati, arrivando alla fine del
percorso e 'risvegliandoci' di soprassalto! Ma è naturale per la nostra mente
non addestrata farsi assorbire da pensieri e stati d'animo. Perciò, invece di
cedere all'impazienza, imparate a lasciar andare e ricominciate. Allora può
nascere un senso di agio e di calma, così che la mente divenga aperta e chiara
in modo naturale, senza forzature.
Quando
alla fine di una giornata andate a riposare, meditate per qualche minuto stando
sdraiati su un fianco. Tenete il corpo ben disteso e piegate un braccio all'insù
in modo che la mano faccia da sostegno alla testa. 'Percorrete il corpo',
sciogliendone le tensioni; oppure portate l'attenzione al respiro, mettendo
consapevolmente da parte i ricordi del giorno appena trascorso e le aspettative
per l'indomani. In pochi minuti, con la mente chiara, potrete riposare bene.
Coltivare
la benevolenza (metta) conferisce un'altra dimensione alla pratica della
Visione Profonda. La meditazione insegna di per sé la pazienza e la tolleranza,
o almeno mostra l'importanza di queste qualità. Così può ben accadere che
vogliate sviluppare un'attitudine più amichevole e sollecita verso voi stessi e
verso gli altri. Nella meditazione potete coltivare la benevolenza in modo molto
realistico.
Concentrate
l'attenzione sul respiro, che ora userete come strumento per effondere
sollecitudine e benevolenza. Cominciate da voi stessi, dal vostro corpo.
Visualizzate il respiro come una sorgente luminosa, oppure vedete la
consapevolezza come un raggio caldo e gradualmente passatelo sul corpo.
Delicatamente, concentrate l'attenzione sul centro del torace, vicino al cuore.
Nell'inspirare, rivolgete sollecitudine paziente a voi stessi, magari con il
pensiero "Possa io essere felice" oppure "pace".
Nell'espirare, fate che l'attitudine di quel pensiero, o la consapevolezza della
luce, si effonda dal cuore, attraverso la mente, e si espanda al di fuori di
voi. "Possano gli altri essere felici".
Se
sperimentate stati mentali negativi, inspirate le qualità della tolleranza e
del perdono. Visualizzare il respiro con una colorazione risanatrice può essere
di aiuto. Nell'espirare, lasciate andare - qualunque tensione, preoccupazione o
negatività - ed espandete il senso di distensione attraverso il corpo,
attraverso la mente e al di fuori di voi come prima.
Questa
pratica può impegnare in tutto o in parte un periodo di meditazione; dovete
giudicare voi stessi quello che è appropriato. Meditare con un'attitudine di
gentilezza induce alla calma ed è positivo per iniziare un periodo di
meditazione seduta; tuttavia ci saranno senz'altro periodi in cui questo
approccio andrà utilizzato a lungo, per penetrare in profondità nel cuore.
Cominciate
sempre con ciò di cui siete consapevoli, anche se vi sembra banale o poco
chiaro. Lasciate che la mente vi si riposi con calma - si tratti di noia, di un
ginocchio che duole, o della frustrazione di non sentirsi particolarmente
gentili. Lasciatelo stare; praticate a essere in pace con quello che c'è.
Riconoscete e mettete da parte, con gentilezza, ogni propensione alla pigrizia,
al dubbio, o al senso di colpa.
La pace
può svilupparsi in una sollecitudine molto nutriente verso voi stessi, se
innanzitutto accettate senza riserve la presenza di ciò che non vi piace.
Mantenete salda l'attenzione e aprite il cuore a tutto quello che sperimentate.
Questo non implica approvare gli stati negativi, ma apre loro uno spazio nel
quale possono andare e venire.
Generare
benevolenza nei confronti del mondo al di là di voi stessi segue in gran parte
lo stesso schema. Un modo semplice per effondere gentilezza consiste nel
lavorare per fasi successive. Cominciate da voi stessi, associando il sentimento
dell'accettazione benevolente al movimento del respiro. "Possa io essere
felice". Quindi, pensate alle persone che amate e rispettate, e augurate
loro felicità, una per una. Passate alle persone con le quali avete un rapporto
amichevole, poi a quelle nei confronti delle quali sentite indifferenza.
"Possano essere felici". Infine, portate alla mente le persone delle
quali avete timore o che non vi piacciono e continuate a effondere benevolenza.
Questa
meditazione può espandersi, in un moto di compassione, fino a includere tutte
le persone al mondo, nelle loro molteplici condizioni. E ricordate, non è
necessario che sentiate di amare ogni persona per augurarle felicità.
La
sollecitudine e la compassione scaturiscono dalla stessa fonte della benevolenza
ed espandono la mente al di là della prospettiva puramente personale. Se non vi
sforzate continuamente di far andare le cose come volete che vadano; se siete più
accomodanti e ricettivi nei confronti di voi stessi e degli altri così come
sono, la compassione nasce da sé. La compassione è la naturale sensibilità
del cuore.
La
meditazione può svolgersi anche senza un oggetto specifico, in un stato di
contemplazione pura, o 'consapevolezza non selettiva'.
Dopo
aver calmato la mente con uno dei metodi descritti in precedenza,
consapevolmente mettete da parte l'oggetto di meditazione. Osservate il flusso
delle immagini mentali e delle sensazioni nel loro sorgere, senza indulgere in
critiche o apprezzamenti. Notate ogni avversione e attrazione; contemplate ogni
incertezza, felicità, irrequietezza o tranquillità al loro nascere. Quando il
senso di chiarezza diminuisce, o se cominciate a sentirvi sopraffatti dalle
impressioni, potete ritornare a un oggetto di meditazione (come il respiro).
Quando ritorna un senso di stabilità potete nuovamente abbandonare l'oggetto
della meditazione.
Questa
pratica dell''attenzione pura' si presta bene all'osservazione dei processi
mentali. Oltre a osservare i particolari 'ingredienti' della mente possiamo
rivolgere l'attenzione alla natura del contenitore. Per quanto riguarda i
contenuti mentali, gli insegnamenti buddhisti mettono in rilievo soprattutto tre
semplici e fondamentali caratteristiche.
In primo
luogo c'è la mutevolezza (anicca), l'eterno processo dell'inizio e della
fine al quale tutte le cose sono sottoposte, il costante movimento del contenuto
della mente. Il contenuto mentale può essere piacevole o spiacevole, ma non si
ferma mai.
C'è
anche un senso di insoddisfazione (dukkha), persistente, spesso
impercettibile. Le sensazioni spiacevoli lo evocano facilmente, ma anche
un'esperienza piacevole causa una stretta al cuore quando finisce. Così nei
momenti migliori permane una qualità di incompiutezza in ciò che la mente
sperimenta, un vago senso di insoddisfazione.
Man mano
che il costante nascere ed estinguersi delle esperienze e degli stati d'animo
diviene familiare, diviene inoltre chiaro che - dato che questi contenuti sono
impermanenti - in realtà nessuno di essi vi appartiene. E, quando i contenuti
tacciono - rivelando una luminosa spaziosità della mente - non si trova alcuna
caratteristica puramente personale! Questo può essere difficile da capire, ma
in realtà non c'è nessun 'me' e nessun 'mio' - la caratteristica del 'non sé'
o impersonalità (anatta).
Investigate
a tutto campo e notate come queste qualità appartengano a tutte le cose,
fisiche e mentali. Indipendentemente dal fatto che le vostre esperienze siano
gioiose o a malapena sopportabili, questa contemplazione condurrà a una
prospettiva serena ed equilibrata rispetto alla vostra vita.
Questi
esercizi di meditazione servono tutti a porre le basi per la consapevolezza
delle cose così come sono. Focalizzandovi senza riserve sulle varie esperienze,
noterete con maggiore chiarezza lo stato della mente stessa - ad esempio, se al
momento siete svogliati oppure superzelanti nella vostra pratica. Con un
approccio minimamente onesto diviene evidente che la qualità della pratica
meditativa dipende non dall'esercizio che si usa, ma da ciò che ci mettete voi.
Con questo genere di riflessioni sarete in grado di vedere più in profondità
nella vostra personalità e nelle vostre abitudini.
Ci sono
alcuni punti che è utile avere in mente ogni volta che meditate. Considerate se
state cominciando con freschezza ogni volta - oppure, anche meglio, a ogni
respiro o passo. Se non praticate con mente aperta potete ritrovarvi a cercare
di far rivivere un'intuizione che avete avuto, oppure a essere riluttanti a
imparare dai vostri errori. C'è il giusto equilibrio nell'energia per cui fate
tutto quello che potete, senza forzarvi troppo? Siete in contatto con ciò che
sta effettivamente accadendo nella mente, oppure vi servite di una tecnica in
modo ottuso, meccanico? Per quanto riguarda la concentrazione, è bene
verificare se state mettendo da parte questioni che non sono di importanza
immediata, ovvero se indulgete a vagare tra pensieri e stati d'animo. Oppure,
state cercando di reprimere delle sensazioni senza riconoscerle e rispondere in
modo appropriato?
La
concentrazione appropriata è ciò che unifica il cuore e la mente. Riflettere
in questo modo vi incoraggia a sviluppare un approccio adeguato. E naturalmente
la riflessione vi mostrerà di più che non come meditare: vi darà la chiarezza
per comprendere voi stessi.
Ricordate,
finché non avrete sviluppato una certa destrezza e scioltezza nella
meditazione, è meglio usare un oggetto di meditazione, come il respiro, per
focalizzare la consapevolezza e come antidoto nei confronti della natura
opprimente delle distrazioni mentali. Anche in questo caso, indipendentemente da
quanto tempo abbiate cominciato a praticare, è sempre di aiuto ritornare alla
consapevolezza del respiro o del corpo. Sviluppare questa abilità di
ricominciare conduce a stabilità e scioltezza. Con una pratica equilibrata vi
rendete conto sempre di più di come sono il corpo e la mente e vedete come
vivere con maggior libertà e armonia. Questo è lo scopo e il frutto della
Meditazione di Visione Profonda.
Con la
pratica della Meditazione di Visione Profonda vedrete più chiaramente i vostri
atteggiamenti e arriverete a conoscere quali sono utili e quali creano difficoltà.
Un atteggiamento aperto può far sì che anche le esperienze spiacevoli
diventino occasione di saggezza - ad esempio, comprendendo il modo in cui la
mente reagisce al dolore o alla malattia. Quando vi accostate a esperienze del
genere in questo modo, spesso siete in grado di sciogliere la tensione e la
resistenza al dolore, e di alleviare quest'ultimo in modo considerevole. D'altro
canto, un moto di impazienza porta a risultati diversi: vi irritate nei
confronti degli altri se disturbano la vostra meditazione; siete frustrati se la
pratica non sembra progredire con sufficiente rapidità; cadete in stati d'animo
spiacevoli per questioni insignificanti. La meditazione ci insegna che la pace
della mente - o la sua assenza - dipende fondamentalmente dal contemplare, o
meno, gli eventi della vita con uno spirito di riflessione e di apertura.
Esplorando
le vostre intenzioni e i vostri atteggiamenti nella quiete della meditazione,
potete investigare il rapporto tra desiderio e insoddisfazione. Vedete le cause
della scontentezza: volere ciò che non avete; respingere ciò che non vi piace;
non essere in grado di conservare ciò che volete. Questo è particolarmente
oppressivo quando siete voi stessi l'oggetto della scontentezza e del desiderio.
Non è facile per nessuno essere in pace con la propria personale debolezza,
specialmente quando nella società viene tanto enfatizzato lo stare bene, il
farsi avanti e ottenere il meglio. Di fatto aspettative di questo tipo rendono
difficile accettarci per quelli che siamo.
Tuttavia,
con la pratica della Meditazione di Visione Profonda scoprite uno spazio che vi
consente di prendere una certa distanza da ciò che pensate di essere, da ciò
che pensate di avere. Contemplando queste percezioni diviene più chiaro che non
possedete nessuna cosa in quanto 'me' o 'mio'; ci sono semplicemente
esperienze, che vanno e vengono nella mente. Così se, per esempio, esplorate
un'abitudine che vi irrita anziché deprimervi a causa sua, non la rinforzate ed
essa se ne va. Può ripresentarsi, ma questa volta è più debole e voi sapete
cosa fare. Coltivando una quieta attenzione i contenuti mentali perdono forza e
può accadere che svaniscano, lasciando la mente chiara e fresca. E' così che
la visione profonda procede sul suo cammino.
Essere
capaci di pervenire a un quieto centro di consapevolezza nel flusso mutevole
della vita quotidiana è il segno di una pratica matura, poiché la visione
profonda acquista enormemente in capacità di penetrazione quando è in grado di
estendersi a tutte le esperienze. Cercate di usare la prospettiva della visione
profonda quale che sia l'attività del momento - lavori domestici, guidare
l'auto, prendere una tazza di tè. Raccogliete la consapevolezza, mantenetela
ferma su ciò che state facendo e risvegliate un senso di investigazione nella
natura della mente in attività. Usare la pratica per centrarsi sulle sensazioni
fisiche, gli stati mentali o la consapevolezza di ciò che si vede, si ode o si
odora può sviluppare una contemplazione continua, che converte gli atti della
vita quotidiana in fondamenta per la visione profonda.
A mano a
mano che si radica nella consapevolezza, la mente diviene libera di rispondere
in modo appropriato al momento presente, e c'è maggiore armonia nella vita.
Questo è il modo nel quale la meditazione fa 'lavoro sociale' - portando la
consapevolezza nella vostra vita, apporta pace nel mondo. Quando siete in grado
di convivere pacificamente con la grande varietà delle sensazioni che sorgono
nella coscienza, siete in grado di vivere in modo più aperto nel mondo e con
voi stessi così come siete.
Man mano
che la nostra visione acquista in profondità, vediamo con maggiore chiarezza i
risultati delle nostre azioni - la pace che buone intenzioni, sincerità e
chiarezza di intenti promuovono; il patimento che confusione e noncuranza
creano. E' questa accresciuta sensibilità, specialmente nell'osservare la
sofferenza che causiamo a noi stessi e agli altri, che spesso ci ispira a voler
vivere in modo più saggio. Per un'autentica pace della mente è indispensabile
che la meditazione formale si combini con un impegno alla responsabilità e con
la sollecitudine per noi stessi e per gli altri.
In realtà
non c'è nulla di misterioso nel cammino della Visione Profonda. Nelle parole
del Buddha, la strada è semplice: "Fate il bene, non fate il male,
purificate la mente". E' una tradizione consolidata, perciò, che le
persone che si impegnano nella pratica spirituale diano grande importanza a una
condotta appropriata. Molti meditanti prendono dei voti morali realistici - come
non fare del male a esseri viventi, non tenere una condotta sessuale
sconsiderata, non assumere sostanze che alterino la coscienza (bevande alcoliche
o droghe), astenersi dal pettegolezzo e da altre brutte abitudini
nell'espressione verbale, per alimentare la propria chiarezza interiore e magari
incoraggiare con gentilezza quella degli altri.
Compagni
di strada e regolarità nella pratica
Meditare
con regolarità in compagnia di alcuni amici può essere un notevole supporto
per la costanza nella pratica e lo sviluppo della saggezza. Chi medita da solo
alla fine si trova di fronte a un calo della sua forza di volontà, dato che c'è
sempre qualcos'altro da fare che sembra più importante (o più interessante)
dell'osservare il respiro. Meditare regolarmente in gruppo, per un periodo
stabilito, fa sì che i partecipanti vadano avanti, indipendentemente
dall'oscillazione del flusso dei loro stati d'animo. (Investigare questi
mutamenti nella disposizione spesso conduce a importanti intuizioni, ma da soli
può essere difficile sostenerle nel tempo). Oltre a vederne i benefici per voi
stessi considerate che i vostri sforzi aiutano gli altri a perseverare nella
pratica.
L'ideale
è una postura eretta, vigile. Accasciarsi ha unicamente l'effetto di aumentare
la pressione sulle gambe e causare disagio alla schiena. E' importante prendersi
cura della posizione con saggezza, non con una forza di volontà senza
sensibilità! La posizione migliorerà col tempo, ma voi dovete lavorare con
il corpo, non usare la forza contro il corpo.
Controllate
la vostra postura:
§ Le
anche sono inclinate all'indietro? Questo vi farà accasciare.
§ La
parte inferiore della schiena dovrebbe mantenere la sua curvatura naturale,
senza forzatura, così che l'addome sia in avanti e 'aperto'.
§
Immaginate che qualcuno eserciti una lieve pressione tra le vostre scapole,
mentre voi mantenete rilassati i muscoli. Questo vi farà vedere se
inconsciamente 'ingobbite' le spalle (e perciò tendete a chiudere il torace).
§
Notate tutte le tensioni nella zona collo/spalle e scioglietele delicatamente.
Se
sentite tensione o inerzia nella vostra posizione:
§
Raddrizzate la spina dorsale immaginando che la cima del capo sia sospesa
dall'alto. Questo inoltre fa sì che il mento si inclini leggermente verso il
basso.
§
Tenete le braccia sciolte e all'interno verso il corpo, contro l'addome. Se
stessero in avanti vi farebbero perdere l'equilibrio.
§
Servitevi di un piccolo cuscino duro per appoggiare la parte inferiore delle
natiche e sostenere l'angolatura delle anche.
Per
le gambe:
§ Fate
qualche esercizio per stirarle (come toccarsi le dita dei piedi con tutte e due
le gambe distese, stando seduti).
§ Se
durante un periodo di meditazione seduta provate molto dolore, cambiate
posizione, sedete su un piccolo sgabello o su una sedia, oppure alzatevi in
piedi per un po' di tempo.
§ Se di
solito vi sedete (o vorreste farlo) sul pavimento o appena un po' più in alto,
sperimentate con cuscini di diversa dimensione e durezza, oppure provate uno
sgabello specifico per la meditazione (ce ne sono di vari tipi).
Per
la sonnolenza:
§
Provate a meditare a occhi aperti.
§ Con
l'attenzione 'percorrete' sistematicamente il corpo.
§
Concentratevi sul corpo nel suo insieme e sulle sensazioni fisiche, piuttosto
che su un oggetto esile come il respiro.
§
Alzatevi e camminate consapevoli per un po' di tempo all'aria aperta.
Per
tensioni o mal di testa:
§ Può
darsi che vi stiate sforzando troppo; capita! In questo caso diminuite
l'intensità della concentrazione. Ad esempio, potreste portare l'attenzione
alla sensazione del respiro nella zona dell'addome.
§
Generate l'energia della benevolenza (ved. 'Coltivare
il cuore'), e dirigetela verso la zona della tensione.
§
Visualizzare e diffondere luce per il corpo può essere di aiuto per alleviarne
i dolori e le sofferenze. Provate davvero a focalizzare una luce benevolente su
una zona difficile!
Da: http://xoomer.virgilio.it/erneses/santacittarama/meditazione.htm